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Emergono nuovi dettagli sul delitto di Garlasco: un foro insolito vicino all’orecchio della vittima che non si sposa con il quadro delle lesioni. L’avvocato De Rensis ipotizza la presenza di più persone sulla scena, mentre la criminologa Bolzan rivisita il referto autoptico. Intanto, continua il confronto acceso tra i legali dei principali indagati sul cosiddetto “ignoto 3” e l’impronta 33.
Delitto di Garlasco, nuove ombre: un piccolo foro vicino all’orecchio e ipotesi di più persone sulla scena del crimine
A quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua a far parlare di sé. Nell’ultima puntata della trasmissione “Filorosso” su Rai3, l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, ha lasciato intendere che sulla scena del crimine potrebbero essere state presenti più persone. Una dichiarazione che riaccende il dibattito, lasciando presagire possibili sviluppi dalle nuove indagini in corso.
Il mistero della ferita vicino all’orecchio
Durante la stessa trasmissione, la criminologa Flaminia Bolzan ha riportato l’attenzione su un dettaglio rimasto finora poco discusso: una lesione molto piccola situata in prossimità dell’orecchio sinistro della vittima. Secondo la dottoressa, si tratta di un elemento difficilmente compatibile con le altre ferite rilevate sul corpo della vittima. Non è escluso che la lesione possa essere stata causata da un oggetto esterno.
Il corpo di Chiara presentava ferite gravi alla testa, in particolare una lesione letale nella zona parieto-occipitale sinistra, compatibile con un colpo vibrato dall’alto con un oggetto contundente. Ma l’arma del delitto non è mai stata trovata. Secondo la criminologa, le ferite sugli occhi potrebbero essere state causate da un oggetto “a lama più sottile”, rispetto al martello ipotizzato. Il foro piccolo vicino alla tempia potrebbe invece derivare da un possibile contatto con un portavaso in ferro battuto, come indicato dall’esperto balistico Manieri.
Bolzan: “Chiara non si è difesa”
Bolzan evidenzia che il decesso è avvenuto pochi minuti dopo l’inizio dell’aggressione, con lesioni principalmente al volto e al cranio. Le lesioni risultano tutte vitali, segno che sono state inferte mentre era ancora in vita, ma non presentano tracce tipiche di difesa. La criminologa esclude l’ipotesi di sevizie o torture, poiché non compatibili con la rapidità e la brutalità dell’azione omicidiaria. “Chi tortura mantiene una freddezza e un controllo che qui mancano”.
Su “Ignoto 3” è scontro tra legali
Parallelamente, si accende lo scontro tra i legali di Andrea Sempio e Alberto Stasi sul tema dell’“ignoto 3”, una figura emersa dai nuovi esami genetici. L’avvocato Massimo Lovati, che difende Sempio, ha ipotizzato che si tratti di una contaminazione autoptica, frequente in ambienti dove si esaminano più corpi. Ma De Rensis non ci sta: “Se non c’è contaminazione, quella è la traccia di uno degli assassini”.
Il rebus dell’impronta 33
Al centro delle polemiche c’è anche la cosiddetta impronta 33, attribuita inizialmente ad Andrea Sempio. Lovati minimizza, parlando di “alchimia”, mentre De Rensis ribatte che l’impronta è stabile, esercita pressione e non è compatibile con una discesa delle scale, lasciando intendere che possa trattarsi di un indizio chiave.
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