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Garlasco, Stasi e i presunti mandanti e la “manina” che ha bloccato le indagini sulla pattumiera
Il mistero del delitto di Garlasco si infittisce sempre di più. L’incidente probatorio in corso sta facendo emergere dettagli fin qui sfuggiti, nonostante 18 anni di indagini, come ad esempio tutte quelle tracce sul sacchetto dei cereali dell’ultima colazione di Chiara Poggi e anche sul sacchetto della pattumiera, fin qui mai veramente considerate. Oltre a diverse impronte presenti sulla scena che farebbero addirittura ipotizzare che l’omicidio sia stato commesso da più killer. Di questo sembra convinto in particolare il legale di Andrea Sempio, Massimo Lovati che afferma che non tutta la verità sul delitto è emersa.
Fin qua, nulla di nuovo. Se non fosse che Lovati alza il livello dello scontro e punta il dito contro Alberto Stasi, l’unico condannato. “Alberto Stasi – dice il legale del nuovo indagato – mente spudoratamente, non è complice ma una pedina manovrata dai mandanti reali“. Nel dettaglio si riferisce alle ore immediatamente successive all’uccisione di Chiara, ore sulle quali ha ipotizzato l’esistenza di una sorta di regia occulta, capace di orchestrare nei dettagli il crimine. A suo avviso non si sarebbe trattato di un gesto improvvisato, ma di un’azione pianificata con cura, tanto da scegliere come data un periodo in cui il paese era quasi vuoto per le ferie estive.
Per quanto riguarda la spazzatura ora al centro dell’incidente probatorio, il genetista Matteo Fabbri dichiara a Quarta Repubblica su Rete4: “Una prima ispezione che tentammo di fare nel lontano 2007, quando ci venne data la prima possibilità di accedere alla casa dopo circa 30 giorni dall’omicidio di Chiara, tentammo, invano, durante il sopralluogo, di poter esaminare il contenuto della pattumiera, azione che ci venne fortemente bloccata e impedita. Il perché non lo so, ma sicuramente era un reperto centrale che doveva interessare a tutte le parti, non solo a noi della difesa ma soprattutto agli inquirenti”.
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