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Garlasco, il morso al killer e i registri di classe di Sempio. Nuova pista
Il dna trovato nella bocca di Chiara Poggi e non appartenente a Stasi e nemmeno a Sempio, riapre il caso Garlasco ancora una volta, a distanza di 18 anni dal delitto. Il dettaglio non è trascurabile e nel caso non si trattasse di contaminazione da parte di qualche tecnico che ha toccato il corpo della vittima, potrebbe essere riscritta totalmente la dinamica di questo omicidio. Si valutano tutte le ipotesi, anche una possibile colluttazione tra Chiara e il killer e la possibilità che lei per difendersi possa aver dato un morso (forse a un dito) del suo aggressore e che così sia finito quel dna nella sua bocca. Tutte ipotesi senza riscontri al momento.
Ma la caccia a “ignoto 3” è partita. E anzi, già venerdì alla prima evidenza di un profilo genetico sconosciuto – riporta Il Corriere della Sera – sul tampone orale di Chiara Poggi, i carabinieri di Milano e la Procura di Pavia si sono mossi alla ricerca del possibile “complice” di Andrea Sempio, il nuovo indagato del caso Garlasco. Lo hanno fatto partendo dai registri dell’Ipsia Calvi di Sannazzaro de’ Burgondi, dove nel 2007 Sempio aveva appena sostenuto l’esame di maturità. Ora gli investigatori chiederanno a ex compagni e professori di ricostruire, per quanto di loro conoscenza, la rete di amicizie dell’allora 19enne. Una rete “parallela” alla frequentazione con Marco Poggi e gli altri amici più stretti.
L’altro binario delle indagini è quello — per la procura ugualmente possibile — che il profilo di “ignoto 3” appartenga a un tecnico, a un investigatore, a personale medico. Qualcuno che abbia avuto contatto con il cadavere. Si parte dalla ricostruzione di un elenco di operatori che hanno partecipato a sopralluoghi ed esami. Alcuni sono firmatari di atti, altri potrebbero aver solo partecipato agli esami.
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