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Corsa agli scambi pre-dazi: il Fondo Monetario Internazionale alza le stime sul Pil globale ma avverte sui rischi

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita economica globale per il 2025 e il 2026. Secondo le nuove stime, il PIL mondiale dovrebbe aumentare del 3% nel 2025 (+0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni di aprile) e del 3,1% nel 2026 (+0,1 punti). Questo miglioramento è legato principalmente a uno scambio commerciale più intenso del previsto, dovuto a un’anticipazione della domanda per evitare i dazi futuri, e a tariffe effettive risultate inferiori a quanto annunciato in precedenza.

Tuttavia, il quadro generale rimane fortemente incerto. Il FMI sottolinea che i rischi sono orientati al ribasso, poiché lo scenario alla base delle previsioni si basa su un “precario equilibrio” delle politiche commerciali, ancora in fase di negoziazione. L’istituto mette in guardia: “Un’elevata incertezza in materia di politica commerciale potrebbe iniziare a pesare più significativamente sull’attività economica”, specialmente se gli ultimatum degli Stati Uniti sui dazi scadranno senza accordi “duraturi e complessivi”.

Inoltre, il Fondo avverte che un’escalation delle tensioni geopolitiche – in particolare in Medio Oriente o in Ucraina – potrebbe generare nuovi shock negativi per l’economia globale, ad esempio interrompendo le catene di approvvigionamento. In tali circostanze, potrebbero riaccendersi anche le pressioni inflazionistiche, complicando ulteriormente il compito delle banche centrali, che già stanno affrontando le sfide derivanti dall’attuale contesto commerciale.

In uno scenario più ottimistico, il FMI afferma che un progresso decisivo nei negoziati potrebbe condurre a un abbassamento dei dazi e delle altre misure protezionistiche. L’instaurazione di un quadro commerciale prevedibile e non discriminatorio, in grado di abbattere le barriere, favorirebbe gli investimenti e la pianificazione aziendale. Se gli accordi includessero anche i servizi digitali e gli investimenti esteri, l’impatto positivo sarebbe ancora maggiore. A lungo termine, ciò si tradurrebbe in una maggiore produttività e in una più alta resilienza agli shock esterni.

Il capo economista del FMI, Pierre-Olivier Gourinchas, ha confermato che l’accordo in discussione tra Usa e Ue sui dazi “non è ancora finalizzato”, ma appare “abbastanza vicino” allo scenario base utilizzato nelle nuove stime, che ipotizza tariffe medie attorno al 17%. Secondo Gourinchas, “non ci sono grossi scostamenti” rispetto a quanto previsto.

Il Fondo monetario alza le stime per l’Italia

Anche a livello nazionale ci sono revisioni al rialzo. Il FMI ha alzato le stime per l’Italia, portando la crescita del PIL 2025 a +0,5% (con un miglioramento di 0,1 punti rispetto ad aprile), mentre resta invariata a +0,8% la previsione per il 2026. Migliora anche la stima per la Germania nel 2025 (+0,1%), mentre non si registrano variazioni per Francia (+0,6%) e Spagna.

Nonostante la revisione al rialzo delle stime, Gourinchas ha sottolineato che “la resilienza dell’economia globale è positiva, ma anche fragile”. Lo shock commerciale, pur essendo meno grave del previsto, resta “significativo” e ha effetti evidenti sull’economia. Inoltre, la crescita globale, pur attestandosi intorno al 3%, è considerata “deludente” e ancora inferiore alla media pre-Covid. Si prevede un calo persistente del commercio mondiale, con una riduzione della sua quota sul PIL globale dal 57% nel 2024 al 53% nel 2030.

Infine, il Fondo ribadisce l’importanza di una nuova ondata di accordi commerciali credibili, che potrebbe aprire una più ampia stagione di riforme a sostegno della crescita nel medio termine. In un contesto globale complesso, potrebbero diventare indispensabili politiche del lavoro orientate al miglioramento delle competenze, la riduzione delle barriere alla mobilità, la semplificazione della regolamentazione per le imprese e misure per rafforzare la concorrenza e l’innovazione.
 

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