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Femminicidio di Milano, Soncin resta in silenzio davanti al gip
Femminicidio di Pamela Genini: davanti al gip di Milano Tommaso Perna, Gianluca Soncin si è avvalso della facoltà di non rispondere. Assistito dall’avvocata Simona Luceri, Soncin ha mantenuto la linea del silenzio, come già dopo l’arresto. “Non è lucido – ha spiegato la legale – l’ho trovato dimesso, non ha ancora preso consapevolezza di quanto accaduto”. L’uomo è attualmente in isolamento nel carcere di San Vittore. La decisione del gip sulle misure è attesa nelle prossime ore.
Nella casa di Soncin sequestrati dieci coltelli e cinque pistole
Nell’abitazione di Soncin a Cervia gli investigatori hanno sequestrato una decina di coltelli, ‘cutter’ e a serramanico, simili a quello usato per uccidere Pamela Genini, e quattro-cinque pistole scacciacani. E’ quanto emerge da un verbale di sequestro depositato nelle indagini della Polizia. Nelle perquisizioni sono state trovate anche delle chiavi che potrebbero essere simili a quelle dell’abitazione della 29enne.
Agli atti a Milano è stato depositato il primo accertamento medico legale sul corpo, in cui si parla di almeno 24 coltellate, ma poi sarà l’autopsia a chiarire con esattezza il numero dei colpi inferti e quali siano stati quelli letali. Se ne occuperà il pool della nota anatomopatologa Cristina Cattaneo e l’esame autoptico sarà effettuato il prima possibile nei prossimi giorni.
Pamela, parla l’amico: “Soncin un mostro, minacciava di uccidere lei, la madre, la sorella incinta”
“Pamela voleva scappare, stava programmando la fuga”. A raccontarlo è Francesco Dolci, ex fidanzato della 29enne uccisa a Milano, ospite di Storie Italiane su Rai 1. “Voleva una famiglia, una vita normale, ma non con lui. Era arrivata al punto di voler andare all’estero, mossa dalla disperazione”. Secondo Dolci, la giovane “era entrata in una spirale di violenza ma stava riuscendo a uscirne: aveva ripreso a frequentare amici e amiche, le invitava a casa per sentirsi più protetta”.
Dolci ha spiegato che Pamela aveva più volte pensato di denunciare il compagno, ma la paura l’aveva bloccata: “Le abbiamo detto tante volte di denunciarlo, ma lui le ripeteva: ‘Sai cosa ti succede se mi lasci o mi denunci’. La seguiva, la minacciava, faceva appostamenti sotto casa. Ha vissuto un incubo”. L’ex fidanzato ricorda anche il peso della vergogna: “Tante cose non le raccontava perché non voleva essere giudicata. Mi diceva: ‘Sto con uno psicopatico’”. “Questo è un mostro, lo dicevo a Pamela. Lui da tempo – ha continuato l’ex fidanzato della 29enne uccisa a Milano – premeditava quello che ha fatto, minacciava di ammazzare lei, la madre, la famiglia, la sorella incinta”
“All’Isola d’Elba aveva tentato di buttarla giù dal balcone”
Nel suo racconto, Dolci ha ripercorso episodi di violenza sempre più gravi. “All’Isola d’Elba aveva tentato di buttarla giù dal terrazzo solo perché una coppia aveva fatto i complimenti al suo cane. Da allora ha iniziato a girare armato: botte, schiaffi, pugni sui denti. Poi si scusava, ma era solo un gioco a rialzo per arrivare dove voleva”.
“L’ha uccisa con le chiavi duplicate”
Dolci era al telefono con Pamela poco prima del delitto. “Si sentiva sicura perché pensava che lui non potesse entrare in casa, ma lui aveva fatto il doppione delle chiavi di nascosto. È entrato e ha iniziato a gridare. Pamela mi ha mandato messaggi: ‘Aiuto, chiama la polizia’. Ho chiamato subito, ma il mostro ha fatto quello che aveva già deciso di fare”.
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