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Merz, l’allarme del leader dell’estrema destra tedesca
A un passo dalle elezioni federali in cui è il candidato numero uno alla vittoria, il leader dei cristiano-democratici Friedrich Merz lancia l’allarme: l’Europa è sull’orlo di una nuova crisi finanziaria a causa dell’eccesso di debito contratto da alcuni governi. Merz non ha fatto i nomi, ma non è difficile capire a chi si stesse riferendo: Italia, Portogallo, Francia, Spagna, Grecia e Belgio sono i sei paesi con il rapporto depito/pil più alto.
Merz ha svolto la sua analisi parlando al microfono del Berlin Playbook podcast di Politico. “La prossima crisi finanziaria arriverà sicuramente, sarà una crisi del debito sovrano” ha detto il leader della Cdu. “Non sappiamo quando arriverà, non sappiamo da dove arriverà, ma arriverà”. Per questo, la Germania deve prendere le precauzioni necessarie: “Non possiamo essere così negligenti con le nostre finanze pubbliche come [sono] forse alcuni degli altri [membri]”, ha sottolineato, aggiungendo che “sto iniziando a preoccuparmi molto”.
In Germania è da tempo che si discute di una riforma del cosiddetto freno al debito, la rigida regola di bilancio che impedisce che l’indebitamento strutturale netto del governo ecceda lo 0,35%. Una norma (tra le altre) che ha permesso a Berlino di tenere in ordine i conti in questi anni, ma che ora viene vista da più parti come un ostacolo sia alla crescita economica che alle più impellenti necessità di spesa, per esempio quelle militari per il sostegno all’Ucraina.
Merz non ha parlato direttamente di una riforma del freno del debito, ma ha chiarito la necessità di adottare, e in fretta, riforme strutturali. “L’ordine delle questioni deve essere chiaro: la prima domanda che dobbiamo porci ora è: quale margine di manovra abbiamo sul fronte della spesa?”, ha detto. “La risposta chiave per tutto è la crescita economica. E io subordino tutto a questo, poi possiamo parlare di molti altri argomenti”. Un messaggio chiaro ai due principali probabili partner di governo, i socialdemocratici della Spd e i Verdi.
A proposito del suo probabile governo, Merz ha detto che il suo partito si è già preparato “per diversi scenari”. In particolare, ha anticipato, non ci sarà spazio per un nuovo mandato del ministro dell’Economia e delle politiche climatiche, il verde Robert Habeck. Anzi, non ci sarà proprio spazio per questo ministero: le due materie torneranno a essere divise. “Non solo la politica economica di Robert Habeck non verrà continuata, ma anche la struttura di questo ministero con economia e clima sotto lo stesso tetto verrà interrotta”, ha affermato Merz.
“Questa costruzione è un’interpretazione errata fin dall’inizio”. Parole che non stupiscono, dato che nel corso della campagna elettorale più volte il leader della Cdu ha rimarcato la volontà di anteporre la crescita economica agli impegni climatici, ma che potrebbero essere un punto di scontro nella costruzione della nuova coalizione. Tuttavia, analizzando i sondaggi Merz dovrebbe partire da una posizione di forza: la Cdu è data al 29%, la Spd al 16 e i Verdi al 13%.
Un altro ostacolo è rappresentato dalla posizione degli eventuali partner sulle politiche migratorie. Merz, infatti, ha dichiarato di voler chiudere le frontiere non appena diventerà cancelliera: “Il numero di persone che vengono da noi deve essere ridotto, e in fretta”, ha detto Merz. “Molti altri paesi hanno dimostrato che è possibile. Perché non dovrebbe funzionare in Germania?”. Per i Verdi, però, il piano della Cdu sarebbe illegale.
La Spd, dal canto suo, è tradizionalmente più favorevole dei cristiano-democratici rispetto all’immigrazione, ma la svolta “conservativa” impressa da Olaf Scholz da quando sono state annunciate le elezioni potrebbe incentivare un’intesa con Merz, il quale ha anche detto di voler parlare con altri governi per concludere accordi sull’immigrazioni sulla scia di quanto fatto da Giorgia Meloni con Albania e Libia.
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