Rinnovo Patente? Facile ed Economico

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Meloni deve cercare la mediazione non solo tra Salvini e Tajani ma anche tra Washington e Bruxelles per evitare sia frizioni nella maggioranza sia di danneggiare l’economia e soprattutto l’export
 

Tutti in attesa del 2 aprile, mercoledì prossimo, per i tanto annunciati dazi che il presidente Usa Donald Trump intende utilizzare per colpire anche i “parassiti” europei. Secondo Wall Street Journal e Bloomberg dovrebbero riguardare automobili, prodotti farmaceutici e semiconduttori e secondo altre fonti, americane, la Casa Bianca potrebbe cercare un approccio differente stato per stato e non considerare l’Unione europea come un soggetto unitario, proprio nel tentativo di dividere sempre di più il Vecchio Continente.

Come abbiamo già visto con Canada, Messico e Cina la nuova Amministrazione Usa utilizzerà la famigerata politica dei vari livelli, a diversi step. Il primo è quello di applicare tariffe parziali e non troppo alte per capire la reazione che arriva dall’altra parte e cercare una mediazione, da buon uomo d’affari, a vantaggio ovviamente degli Stati Uniti. Poi se dovesse servire Trump è pronto o a sospendere i dazi (ad esempio in America ci sono problemi sulla componentistica per le autovetture che arriva dal Vecchio Continente) o ad alzare ancora di più le tariffe (aveva perfino minacciato il 200% sul vino europeo) per piegare le resistenze della controparte.

E in questo caso la controparte, l’Unione europea, è lacerata e non sa esprimere una posizione comune. Su questo il tycoon intende lavorare per affondare il coltello nel burro ovvero nel ventre molle di Bruxelles. E’ del tutto evidente che tra Macron e Orban, solo per fare un esempio, ci siano posizioni diametralmente opposte su quale atteggiamento tenere con gli States.

Ma veniamo all’Italia. Per Giorgia Meloni il problema è sempre la lite infinita, anche se ben celata negli ultimi giorni, tra i due vicepremier. Matteo Salvini, anche in vista del congresso della Lega, continua a spingere sul rapporto con Washington, incluso Elon Musk e non solo Trump-Vance, e preme sulla premier affinché tratti direttamente condizioni di favore con la Casa Bianca lasciando stare Bruxelles e la compattezza dell’Ue.

Sul fronte opposte Antonio Tajani, oltre a spingere per restare ancorati all’Ue (Forza Italia è parte del PPE che esprime Ursula von der Leyen) sta anche cercando nuovi mercati (soprattutto in Asia) per l’export italiano in caso di dazi e soprattutto super-dazi a stelle e strisce. In mezzo, come sempre, Giorgia Meloni, la quale – grazie anche ai preziosi consigli della sorella Arianna, capo dell’organizzazione di Fratelli d’Italia e molto ascoltata a Palazzo Chigi – deve cercare la mediazione, la famosa quadra bossiana.

Certamente la premier intende mantenere il buon rapporto con Trump e Musk (e c’è sempre il dossier Starlink aperto) ma dall’altro lato non può nemmeno rompere con Ursula, di cui Raffaele Fitto è vicepresidente esecutivo, anche perché Bruxelles serve all’Italia sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina, della lista dei Paesi sicuri e dei centri in Albania. E poi – ragionano in Forza Italia – se l’Italia fosse colpita meno della Germania con i dazi i tedeschi – con i quali abbiamo il principale interscambio commerciali – non sarebbero certo felici e potrebbero reagire cercando altri mercati e penalizzando così le imprese italiane soprattutto del Nord che lavorano con la Germania.

Ma è altrettanto vero che ad esempio il settore del vino esporta tantissimo negli Usa e riuscire a strappare condizioni migliori rispetto alla Francia, storico competitor nel comparto, sarebbe un volano per una parte importantissima dell’economia, non solo agricola, dell’Italia. Insomma, Meloni deve cercare la mediazione non solo tra Salvini e Tajani ma anche tra Washington e Bruxelles per evitare sia frizioni nella maggioranza sia di danneggiare l’economia e soprattutto l’export del nostro Paese.

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