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“Questa non è l’Europa che vogliamo”: Coldiretti critica von der Leyen e la sua incapacità di tutelare il lavoro degli agricoltori

“Siamo scesi in piazza perché è in gioco molto più del nostro futuro: è in gioco la democrazia e la stessa idea di Europa”. Così ha esordito da Bruxelles il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, che accusa senza remore l’atteggiamento della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, solita a sminuire e trascurare “il lavoro degli agricoltori” e ” la volontà dei cittadini”.

Siamo di fronte ad un’Europa “che toglie risorse alla produzione di cibo per destinarle al riarmo – continua Prandini- e che apre le porte a prodotti stranieri privi di garanzie, che firma accordi senza reciprocità e impone regolamenti scollegati dalla realtà agricola: questa non è l’Europa che vogliamo“.

La proposta di nuova Pac, prevista per domani, dovrebbe incorporare la politica agricola comune in un fondo unico nel prossimo quadro finanziario pluriennale. 

Ma le critiche di Prandini non si fermano qui. All’inettitudine della von der Leyen di tutelare la classe degli agricoltori si aggiunge la sua “incapacità di negoziare in prima persona sulla minaccia di dazi Usa al 30% e di difendere la nostra economia”. Secondo il presidente di Coldiretti, questa è un’Europa tecnocratica e autoritaria, abituata troppo spesso a trascurare il Parlamento e a imporre provvedimenti senza alcun confronto. “Una tecnocrazia cieca e arrogante, chiusa nei palazzi della Commissione, sta stravolgendo lo spirito originario dell’Unione, nata per unire i popoli e non per opprimerli”, ha dichiarato da Roma il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, aggiungendo: “Noi non ci stiamo: senza agricoltura non c’è sovranità, senza cibo non c’è pace, c’è solo guerra“.

Nelle trattative con gli Stati Uniti “non siamo contenti dall’atteggiamento di Ursula von der Leyen: è totalmente assente e si limita a fare delle singole battute senza invece agire direttamente anche nel favorire un’interlocuzione con gli Stati Uniti”, ha aggiunto Ettore Prandini a margine della manifestazione organizzata per contrastare le politiche agroalimentari della Commissione europea. “Auspichiamo che von der Leyen esca dal Palazzo di cristallo e inizi, da un lato, a dialogare con i settori produttivi per capirne le esigenze e dall’altro a fare una politica vera di diplomazia nei confronti di quei Paesi che sono strategici”. “La leva negoziale di dazi contro dazi non serve assolutamente a niente. Anzi, creiamo le condizioni per andare a peggiorare ulteriormente la situazione”, ha dichiarato, proponendo poi di fare “debito comunitario, sostenere le attività produttive, implementare le risorse, abbassare tutti gli ambiti di burocrazia interni all’Europa, che sono quelli che in questi anni ci hanno massacrato”.

Se “la tassazione” imposta dai dazi Usa “fosse del 30%, potremmo perdere circa 2,3 miliardi dei 7,8″ di export “oggi realizzati, con un danno rilevante per il nostro sistema agroalimentare. Il valore delle esportazioni dell’agroalimentare italiano negli Stati Uniti nel 2024 è di 7,8 miliardi. Senza penalizzazione dei dazi con un aumento di tassazione al 30%, la nostra previsione è quella di poter superare nel 2025 i 9 miliardi in termini di valore creando le condizioni per le quali nell’arco di qualche anno il mercato statunitense, addirittura per l’Italia, possa diventare il primo mercato in termini di importanza sulle esportazioni di agroalimentari. Fuori dubbio che qualsiasi aumento di tassazione rischia di vanificare questo risultato”, ha infine concluso Prandini. 

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