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Dazi, la trappola di Trump per l’Ue. Il rischio di una guerra commerciale
Donald Trump ha fatto una proposta sui dazi all’Unione europea difficile da digerire. Il presidente americano ha detto di voler trovare un accordo e di essere disponibile anche a una proroga, ma le sue richieste hanno scosso i leader dei 27 Paesi membri. L’annuncio lo ha dato la presidente della Commissione Ue, von der Leyen, invitando i leader presenti al Consiglio europeo a riflettere e valutare cosa fare. Ma a quanto si apprende non è proprio un ramoscello d’ulivo quello arrivato dal presidente americano. Non solo appare inevitabile una soglia minima del 10% di dazi sui prodotti europei ma viene chiesto anche maggiore acquisto di Gnl e materie critiche, tra cui il combustibile per il nucleare. I leader – a partire dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e il presidente di turno dell’Ue, il premier polacco, Donald Tusk – si affidano a von der Leyen a cui esprimono “piena fiducia” nel lavoro di negoziati.
E lei ha ribadito la linea: “Oggi abbiamo ricevuto l’ultimo documento statunitense per ulteriori negoziati. Lo stiamo valutando proprio ora. Quindi il nostro messaggio è chiaro: siamo pronti per un accordo. Allo stesso tempo, ci stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente, per questo abbiamo lanciato una consultazione su una lista di riequilibrio e difenderemo gli interessi europei secondo necessità. In breve, tutte le opzioni restano sul tavolo”. Tuttavia tra i Ventisette c’è chi spinge per accettare il prima possibile un accordo, anche al costo di pagarlo un po’ più caro, rispetto al clima attuale di incertezza con la scadenza del 9 luglio che si fa sempre più minacciosa, nonostante l’apertura della Casa Bianca a una eventuale ennesima proroga.
“Un accordo è sempre meglio di un conflitto, zero dazi è sempre meglio di un dazio, e l’incertezza è la cosa peggiore per la nostra economia. Dobbiamo dare certezze ai nostri investitori, ai nostri lavoratori, alle nostre aziende, il prima possibile”, ha sintetizzato Costa. Tusk ha ribadito “il buon rapporto con gli Stati Uniti ma un rapporto che dev’essere alla pari”.
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