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Dazi, la guerra commerciale scatenata da Trump e gli effetti sul Made in Italy
Mentre cresce l’attesa per l’arrivo delle famigerate “letterine” che il presidente americano Donald Trump ha annunciato che invierà, entro domani, a dodici principali partner commerciali degli Stati Uniti, il Made in Italy lancia l’allarme: senza un accordo equo a livello europeo sui dazi l’industria nazionale rischia di perdere competitività su mercati strategici come quello statunitense.
Dazi e dollaro debole: la tempesta perfetta per l’export
L’Italia esporta ogni anno circa 65 miliardi di euro verso gli Usa, secondo mercato dopo la Germania, ma con i dazi in arrivo, i margini delle imprese rischiano un colpo durissimo. Il doppio effetto delle tariffe e della svalutazione del dollaro mette molte aziende davanti a una scelta difficile: alzare i prezzi o ridurre i margini, con il rischio concreto di perdere quote di mercato. Lo scenario più temuto? Un dazio del 17% sull’agroalimentare, comparto che da solo vale 7,7 miliardi di export verso gli Usa. “Una soglia insostenibile”, avverte Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, che- come si legge sul Sole 24 Ore- chiede un intervento europeo simile a quello varato durante la pandemia: “Non si tratta di sussidi, ma di un supporto temporaneo che aiuti le imprese ad assorbire lo shock”.
Agroalimentare, vino, formaggi e farmaci nel mirino
“Il 17% sarebbe una mazzata, spiega a sua volta al Sole 24 Ore Paolo Zanetti di Assolatte, servirebbe restare al 10%, altrimenti ci uccidono il mercato”. Anche Giacomo Ponti, presidente di Federvini, avverte che un livello troppo alto porterebbe a un crollo della domanda per i prodotti di fascia media e a un rilancio dell’Italian Sounding. Oltre al danno economico, anche il marchio italiano ne uscirebbe indebolito.
Preoccupazioni condivise anche da Farmindustria: “Con dazi al 10%, il nostro settore potrebbe perdere fino a 1,5 miliardi di euro”, spiega Marcello Cattani, presidente dell’associazione. E sebbene ci sia ancora speranza che il comparto farmaceutico resti escluso, l’incertezza pesa: “Il vero danno lo pagheranno le famiglie americane, tra prezzi più alti e polizze sanitarie più care”.
Meccanica, legno e auto: i nodi delle filiere produttive
Nella meccanica strumentale, quasi 13 miliardi di export, i timori sono più contenuti, ma comunque presenti. “Con dazi al 10%, l’impatto sarà gestibile – spiega Bruno Bettelli di Federmacchine – ma iniziano a vedersi contrazioni nella domanda”. Più forte il segnale d’allerta nel legno-arredo, dove molti ordini sono già stati messi in stand-by. Claudio Feltrin di FederlegnoArredo auspica un’intesa che riduca l’incertezza: “Anche un 10% non è gradito, ma almeno darebbe stabilità”.
Nell’automotive, oltre al miliardo diretto verso gli Usa, c’è il rischio indiretto per i componenti inviati in Germania e destinati a vetture esportate oltre Atlantico. In questa fase alcune imprese, come Paoli, stanno esplorando soluzioni ibride: acquistare materie prime direttamente negli Stati Uniti per poter rientrare nei benefici del dazio zero.
Made in Italy sotto pressione: serve una risposta europea
Con un avanzo commerciale verso gli Usa di quasi 40 miliardi, il nostro Paese ha molto da perdere. Il governo sarebbe al lavoro per cercare un compromesso “tollerabile”, con una soglia massima di dazi al 10%. Ma senza una vera mobilitazione europea e una strategia comune di difesa commerciale, l’Italia rischia di pagare un prezzo altissimo.
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