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Golden Goose, Bialetti, Puma, iRobot: ecco cosa hanno comprato i cinesi nel 2025

Dimenticate lo shopping compulsivo di dieci anni fa, la Cina non compra più a casaccio: ora seleziona, e dopo un lungo letargo, nel 2025 i capitali di Pechino sono tornati a muoversi tra l’Europa e gli Stati Uniti, ma con una fame diversa. Non cercano più fabbriche o tecnologie da copiare; cercano identità, e soprattutto cercano quei nomi che, da soli, bastano a giustificare il prezzo di un prodotto.

L’Italia rimane sicuramente uno dei terreni di caccia preferiti, e l’esempio più lampante dell’ultimo anno è sicuramente il caso Golden Goose: il brand veneziano è ormai diventato un asset globale troppo ghiotto per restare solo in mani occidentali e non a caso, proprio pochi giorni fa la cinese Hsg, società internazionale di venture capital e private equity, ha annunciato l’acquisizione di una quota di maggioranza di Golden Goose, mentre Temasek, società globale di investimento con base a Singapore, e un fondo gestito dal suo asset manager interamente controllato, True Light Capital, rileveranno una partecipazione di minoranza. A vendere sono stati prima di tutto i fondi gestiti da Permira che hanno parzialmente realizzato l’investimento in Golden Goose e manterranno una partecipazione di minoranza. Secondo fonti finanziarie il valore dell’operazione è stato di 2,5 miliardi.

Più concreta, e conclusa, l’operazione Bialetti, la moka più famosa d’Italia è passata lo scorso 16 aprile sotto il controllo di Nuo Capital, fondo asiatico che negli anni ha costruito un portafoglio sempre più orientato ai marchi europei. D’altra parte in Asia, il caffè è lo status symbol della nuova classe media e avere il controllo dell’icona del caffè italiano significa comandare in un mercato potenzialmente immenso.

Ma mentre tutti guardavano ai grandi marchi, anche nel campo dell’estetica i cinesi non sono rimasti con le mani in mano, come con l’operazione Joy Group, tra i principali player multibrand del settore beauty, che ha completato a ottobre del 2025 l’acquisizione di Foltène, marchio italiano specializzato nella cura dermatologica dei capelli.

Fuori dai nostri confini, la partita è ancora più agguerrita. Nel 2025 il nome che ha fatto più rumore è stato Puma, il gruppo tedesco dello sportswear è infatti finito al centro di indiscrezioni su una possibile offerta da parte di Anta Sports, colosso cinese già proprietario di Fila e Jack Wolfskin. Negli Usa, iRobot (quelli del Roomba), che navigava in acque pessime è stata rilevata dal gruppo Picea Robotics, che si è portato a a casa brevetti e, soprattutto, l’accesso ai dati di milioni di case americane sotto forma di un elettrodomestico familiare.

Ma qual è il filo rosso che lega tutte queste operazioni? Sicuramente il brand equity: non conta quanto produci, conta quanto sei desiderabile, e nel grande risiko globale, essere finiti nel mirino dei cinesi oggi non è un segnale di crisi, ma la prova che il tuo marchio ha ancora una storia che vale la pena di essere raccontata. E, soprattutto, pagata.

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