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Serve una figura concreta che vada oltre i partiti e peschi nell’astensione (e che magari recuperi anche Azione)

Dario Franceschini non parla mai a caso. Mai. E lo fa molto raramente. E’ di pochi giorni fa la sua dichiarazione netta: non serve un moderato per vincere le elezioni politiche. Traduzione: stop alle ipotesi dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini e dell’ex premier e ex commissario europeo Paolo Gentiloni come candidati premier. Elly Schlein lavora (e sogna) a una sfida a due con Giorgia Meloni come leader della coalizione di Centrosinistra, ma a stoppare la segretaria del Partito Democratico ci sono molti paletti.

Il primo è quello di Giuseppe Conte che per accettare un’alleanza politica con i Dem vuole un terzo nome senza lasciare a Schlein candidatura a Palazzo Chigi. E poi all’interno dello stesso Pd, a partire proprio da Franceschini, sono in molti a vedere inadatta la segretaria per sfidare la presidente del Consiglio e leader del Centrodestra. Serve qualcuno deciso ma allo stesso tempo inclusivo e in grado di allargare il Centrosinistra (ormai l’espressione campo largo è uscita di scena).

Il profilo ideale stando a molti retroscenisti sarebbe quello della sindaca di Genova Silvia Salis, appoggiata – si dice – oltre che da Franceschini anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi e dall’ex 5 Stelle Vincenzo Spadafora. Fonti vicine ai nomi appena citati spiegano ad Affaritaliani che al momento non si vuole lanciare (e bruciare) la prima cittadina del capoluogo ligure bensì focalizzarsi su Genova come modello vincente. Un modello che ha saputo unire, andare oltre i partiti tradizionali e battere nettamente già al primo turno il Centrodestra nonostante l’ex sindaco fosse Marco Bucci che aveva poco prima vinto le elezioni regionali sconfiggendo Andrea Orlando.

In sostanza, serve una figura – che potrebbe essere Salis – in grado di ampliare il bacino elettorale attuale del Centrosinistra che stando ai sondaggi è minoranza. Una figura non troppo di sinistra ma nemmeno radical-chic, qualcuno concreto, operativo, pratico e pragmatico. Schlein, obtorto collo, sarà costretta a cedere – spiegano fonti Dem – perché oltre a Conte ha anche una forte opposizione interna formata da big del calibro di Piero Fassino, Pina Picierno, Lorenzo Guerini, Stefano Bonaccini e, da non dimenticare, Romano Prodi, padre dell’Ulivo.

Ad Alleanza Verdi Sinistra una figura come Salis, in grado di unire ed allargare la coalizione, andrebbe benissimo. E qualcuno spera addirittura che si possa in extremis recuperare perfino Azione, malgrado Carlo Calenda e i suoi continuino a dire mai con la sinistra massimalista di Conte, Fratoianni e Bonelli. Se lo sbarramento della legge elettorale restasse al 4%, attualmente Azione – visti i sondaggi – sarebbe fuori dal Parlamento e quindi Calenda potrebbe rivedere le sue posizioni, almeno così dicono al Nazareno. Anche se il Centrodestra farà di tutto per abbassare la soglia al 3% proprio per evitare che Azione sia nell’alleanza di Centrosinistra e invece corra in solitaria.

Ma tornando alla figura terza da trovare per unire le opposizioni, oltre a Salis c’è un altro nome molto importante che è quello di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, europarlamentare e soprattutto candidato alla presidenza della regione Puglia dato da tutti i sondaggi per vincente in modo netto e ampio (il Centrodestra non ha nemmeno indicato il suo candidato bloccato dal braccio di ferro in Veneto tra Lega e Fratelli d’Italia).

Se Decaro dovesse avere un grandissimo successo – e le premesse ci sono tutte – superando nettamente il 50% e staccando di una ventina di punti il suo rivale, a quel punto diventerebbe naturalmente un punto di riferimento non solo per il Pd ma per molta parte del Centrosinistra. Due amministratori, Salis del Nord e Decaro del Sud, pronti a competere come candidati premier delle opposizioni (con o senza Calenda si vedrà).

Due leader che vanno oltre i partiti (Decaro è riuscito a mettere da parte e a non far candidare alle Regionali Michele Emiliano anche se non Nichi Vendola, cosa impossibile essendo di AVS e non del Pd) e soprattutto che potrebbero riuscire a intercettare le esigenze (e il voto) di tutta una serie di reti di associazioni civiche che da Nord a Sud passando per il Centro Italia sono spesso disilluse dalla politica dei partiti tradizionali. E quindi il potenziale per battere Meloni con persone capaci e concrete come Salis e Decaro sarebbe proprio quello di pescare molto nell’astensione e in chi nella politica del Palazzo e delle contrapposizioni ideologiche non crede più.

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