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Bitcoin non convince più: guerre e dazi spingono gli investitori verso il caro e vecchio oro

Bitcoin arranca. Dopo aver toccato i 105.000 dollari, la criptovaluta regina sembra incapace di trovare lo slancio per un nuovo rally. Gli investitori iniziano a sudare freddo. Il motivo? Un cocktail esplosito di tensioni geopolitiche, tra lo scontro tra Israele e Iran e l’ombra lunga di una nuova guerra commerciale. L’attacco missilistico israeliano del 13 giugno ha riacceso il fuoco in Medio Oriente, destabilizzando i mercati globali. In questo scenario, chi oggi punta su Bitcoin sa bene che un’ulteriore escalation rischia di spingere i capitali verso asset più tradizionali e meno volatili.

L’oro, ad esempio, è tornato protagonista: sfiora i 3.450 dollari l’oncia, a un soffio dal massimo storico, spinto dalla rinnovata domanda di beni rifugio. Bitcoin, invece, pur spesso celebrato come possibile “oro digitale”, resta in balia delle onde. Questo significa che ancora, in tempi di turbolenza, il metallo giallo continua a essere percepito come la zattera più solida, mentre la criptovaluta somiglia sempre più a una barca a vela che fatica a intercettare il vento giusto.

Ma il vero spauracchio, per molti investitori, non è tanto il conflitto armato: è il ritorno dei dazi. Le tensioni commerciali internazionali tornano a salire. Donald Trump accusa l’Unione Europea di non aver ancora trovato un’intesa sulle tariffe, mentre da Bruxelles si lavora per raggiungere un accordo entro il 9  luglio, data cruciale visto che proprio in quei giorni il tycoon potrebbe decidere di reintrodurre i dazi. Insomma laa guerra economica fa più paura della guerra vera. Non a caso il sentiment di mercato è sceso ai minimi degli ultimi due mesi, riflettendo un cambiamento profondo rispetto ad aprile, quando proprio l’inasprirsi delle barriere commerciali aveva spinto Bitcoin a scivolare sotto quota 80.000 dollari.

Ora, sebbene la situazione non appaia così drammatica, il rischio di un nuovo tonfo della criptovalute è più che concreto. Finché Bitcoin si manterrà sopra i 105.000 dollari, c’è spazio per l’ottimismo. Ma serve un balzo deciso verso i 108.000 per riaccendere davvero la fiducia. Altrimenti, una discesa sotto i 102.700 rischia di aprire la strada a un ribasso sempre più marcato.

Insomma, in tempi di crisi, l’alternativa digitale all’oro perde smalto, e gli investitori tornano a rifugiarsi nel caro vecchio lingotto. Non è solo questione di prezzo ma di percezione. E al momento, la fiducia nei confronti del Bitcoin sembra vacillare.

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