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“Il sapore del viaggio in Asia di Trump è quindi che la Cina stia per sostenere appunto un piano americano di pace”

“Stiamo lavorando su un piano di pace che prende spunto da quello attuato a Gaza. Così, non senza sorpresa di militari e diplomatici europei, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riproposto il piano Trump in chiave ucraina. E’ evidente che la strategia del presidente Usa, inizialmente confusa e poco decifrabile, sta rivelandosi addirittura un modello. A Gaza la trattativa tra Paesi arabi e lo stesso Trump è stata a lunga, mascherata e coperta ed è chiaro che Zelensky si aspetta qualcosa di simile dal viaggio di Trump in Asia e dal suo incontro con il presidente cinese Xi Jinping”.  

Arduino Paniccia, presidente della Scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia (Asce), analizza in un’intervista ad Affaritaliani, la situazione militare della guerra tra Russia e Ucraina anche e soprattutto alla luce del viaggio del presidente Usa Donald Trump in Asia e in vista del delicato e importante faccia a faccia con il presidente cinese Xi Jinping.

“C’è stato infatti un segnale dopo che per mesi la Cina era rimasta nell’ombra, un segnale piuttosto evidente. Xi ha dichiarato che la Repubblica Popolare non acquisterà più petrolio (via mare) dalla Russia, dichiarazione che certamente non è piaciuta a Putin. Il sapore del viaggio in Asia di Trump è quindi che la Cina stia per sostenere appunto un piano americano di pace (condito da altri business alla Trump e da possibili negoziazioni su Taiwan) per la prima volta senza prendere apertamente parti dell’amica Russia. Da qui l’improvvisa dichiarazione di Zelensky“, sottolinea lo strategist militare e di geo-politica internazionale.

“Del resto, la fase più pericolosa nei rapporti fra Cina e Usa è stata superata innanzitutto e con una mossa molto abile, escludendo, i dazi minacciati al 100 per cento, già all’apertura dei negoziati. Poi l ‘accordo sulla vendita delle attività di Tik Tok a un consorzio di investitori americani, l’apertura cinese alla soia coltivata negli Usa e infine il rinvio delle restrizioni cinesi sulle terre rare. Non è ancora chiaro se tutto si tramuterà in realtà, ma per Trump è sicuramente una base di intesa con la Cina, finora mai raggiunta dagli Stati Uniti che rende l”‘effetto Donald” un vero toccasana nelle tempestose relazioni internazionali anche economiche”, conclude Paniccia.

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