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Noi di Affaritaliani.it siamo ormai degli habituée presso le due sale del Cinema Gabbiano di Senigallia, una realtà cinematografica indipendente che – anche grazie alle numerose originali iniziative, agli ospiti e alle proposte di qualità – sta riuscendo a mantenere un ruolo di notevole importanza, nonché di aggregatore sociale e culturale, nel tessuto cittadino.
In sala, in questo periodo tra la fine del 2025 e il 2026, alcuni titoli di rilievo di cui molto si sta parlando. Per tre giorni è stato proiettato Brunello – Il visionario garbato, con la regia di Giuseppe Tornatore e le musiche di Nicola Piovani, incentrato sulla vita dell’imprenditore del cashmere Cucinelli. Un altro successo con molto pubblico ad assistere è stato poi Father Mother Sister Brother, Leone d’Oro a Venezia.

Due dei film più toccanti, commoventi e ben fatti di queste settimane – ancora in proiezione al Cinema Gabbiano e in altre sale italiane – sono però Primavera e Norimberga, quest’ultimo molto atteso.
Primavera, arrivato al cinema il giorno di Natale, è ambientato nella Venezia del 1715, anno in cui il maestro Don Antonio Vivaldi viene richiamato presso l’Ospedale della Pietà con uno stipendio da fame e condizioni miserabili. Anche a causa delle sue cagionevoli condizioni di salute, Vivaldi non ha avuto il successo sperato alle corti d‘Europa, pertanto è costretto a tornare in una Venezia che lo stima, ma non abbastanza da riconoscergli il giusto valore economico.
Per lui sarà l’inatteso inizio di un viaggio nella musica alla direzione dell’orchestra dell’Ospedale, con la quale arriverà a incantare i nobili della laguna, il doge e persino il re della Danimarca.

Se il compositore e violinista – prete per via di un voto di sua madre – è interpretato da Michele Riondino, accanto a lui spicca la figura femminile di Cecilia (Tecla Insolia, già nota per L’arte della gioia). La ragazza è una delle tante bambine lasciate in fasce nella ruota dell’orfanotrofio dalle madri che non possono prendersi cura di loro, con un’icona strappata qualora un giorno decidessero di venire a riprenderle.
Per Cecilia l’abbandono della madre – a cui scrive lettere mai spedite e piene di amore sporcato di rabbia nel buio della notte – è una ferita che non si rimargina, rendendola inquieta, diversa dalle altre giovani dell’istituto. È qui che le donne senza possibilità e dote acquisiscono un’istruzione, imparano a leggere, a scrivere, a far di conto e soprattutto a suonare, dando vita a una delle orchestre più apprezzate di Venezia.
“Ci avete dato gli strumenti per potervi odiare”, dice in una frase tagliente piena di verità oltre l’ipocrisia la protagonista rivolta all’aristocrazia e all’alta borghesia che, grazie alle proprie donazioni, permette all’Ospedale della Pietà di sopravvivere.

Tra le molte allieve di Vivaldi, Cecilia si rivela essere una delle più dotate, tanto che tra i due si instaura un rapporto platonico di grande vicinanza e intensità, favorito anche dalla musica. Ma Cecilia è promessa sposa di un facoltoso ufficiale Sanfermo interpretato da Stefano Accorsi, e quindi destinata ad abbandonare la sua passione per il violino.
Tra colpi di scena, pathos, una regia magistrale a cura di Damiano Michieletto, splendide scenografie e scorci che esaltano tutta la bellezza di Venezia, il film intreccia con abilità la vita di Antonio Vivaldi, quella di fantasia di Cecilia e l’ambientazione storica dell’Ospedale della Pietà. Tra gli interpreti anche Andrea Pennacchi, mentre la fotografia di alto livello è di Daria D’Antonio e i costumi sono firmati da Maria Rita Barbera con Gaia Calderone. La sceneggiatura di Ludovica Rampoldi è liberamente tratta dal romanzo Stabat Mater di Tiziano Scarpa (Einaudi).
Un film bellissimo che alza il livello cinematografico italiano e vale la pena di essere visto.
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Capolavoro assoluto è invece Norimberga, scritto e diretto da James Vanderbilt e basato sul libro del 2013 Norimberga. Il nazista e lo psichiatra di Jack El-Hai. Un cast potente con attori del calibro di Russell Crowe nei panni del secondo del Führer Hermann Göring, Rami Malek ad interpretare lo psichiatra Douglas Kelley, chiamato ad analizzare e a tenere in vita le alte cariche naziste; e ancora, Leo Woodall, John Slattery, Mark O’Brien, Colin Hanks, Wrenn Schmidt e molti altri.
Il film è ambientato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando il mondo intero – in particolare il giudice americano Robert Houghwout Jackson (Michael Shannon) – si pone il problema di fornire un equo processo alle massime figure del regime nazista, per non mostrarsi al pari dei nemici sconfitti e non applicare un mero metodo di vendetta. Si tratta, tuttavia, di un’operazione mai avvenuta prima nella storia, in quanto implica un diritto sovranazionale, che deve essere immaginato e strutturato dalle sue fondamenta. Sede di tale processo sarà Norimberga, presso ciò che resta dell’alto comando nazista, nonché città quasi rasa al suolo dagli americani.

Sul tema specifico e sulla vicenda erano già stati realizzati film e serie non meno lodevoli, ma qui c’è qualcosa di più inquietante perché estremamente attuale.
In primo luogo la riflessione su quanto sforzo venne fatto per riuscire ad istituire enti sovranazionali che avrebbero dovuto garantire la pace nel tempo, quanto desiderio di sconfiggere il male ci fosse all’indomani della Grande Guerra: un’utopia che, vista con gli occhi di oggi – in cui persino la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia e l’Onu vengono calpestati come se nulla valessero – apre una crepa piena di amarezza in merito a un fallimento che è impossibile non constatare.
C’è poi la vicenda personale dello psichiatra Douglas Kelley, il cui libro sull’analisi del male a seguito del suo lavoro con le 22 più importanti cariche del regime fascista si rivelò un flop annunciato.
Kelley non portò infatti avanti la tesi secondo cui il male risiede in un luogo e in alcune cause ben precise, ma al contrario mise in guardia il popolo americano sulla possibilità che un domani gli stessi cittadini degli Stati Uniti si sarebbero potuti comportare con la stessa manifestazione di odio, malvagità e violenza, qualora si fossero verificate le “giuste” condizioni.
Ciò non piacque ovviamente al suo pubblico, che lo isolò, diffamò e lo portò a una vita infelice conclusasi con un suicidio attraverso il cianuro, proprio come fece poche ore prima dell’impiccagione l’ufficiale Hermann Göring.
Il succo della sua visione è il seguente, espresso con parole simili nel film: “Domani il male non marcerà con le camicie nere. Non avrà bandiere, ma si presenterà sotto forma di un uomo qualunque, un burocrate, un giudice, un professore, un cittadino, che obbedisce agli ordini. E sarà ancora più terrificante, perché nessuno lo riconoscerà”.
Alla luce di ciò che sta accadendo oggi in America, certe parole e premonizioni sono un pugno in pieno petto.

Va elogiato anche il ritmo serrato con cui è costruito Norimberga, un film che si concentra in poche ore, con non molti avvenimenti di rilievo, un’ambientazione ristretta e una decina di personaggi chiave, peraltro con un approccio che vuole mettere al centro della narrazione l’analisi psicologica del male.
Nonostante le premesse, il film è sempre ricco di pathos e colpi di scena, con alcuni dialoghi memorabili soprattutto tra Hermann Göring e Douglas Kelley, laddove anche un mostro diventa un essere umano. “Solo perché qualcuno è tuo alleato non significa che sia dalla tua parte” avverte il vice del Führer con estrema lucidità.
Un film necessario, che andrebbe fatto vedere anche nelle scuole, per ricordare cosa siamo stati in grado di compiere come umanità, tanto nel bene quanto nel male. “Il mondo deve sapere cosa hanno fatto quegli uomini, affinché questo non accada mai più!”. Una frase che purtroppo si è rivelata l’ennesima illusione.
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Venendo ai titoli attualmente in programma al Cinema Gabbiano di Senigallia e più in generale da vedere in questo periodo fino a gennaio, va segnalato il molto atteso film natalizio di Checco Zalone, che tratta ironicamente il tema dei cammini: Buen Camino ha registrato un nuovo record a Santo Stefano con 14 milioni di incasso in due giorni, e circa un milione di spettatori. Di gran lunga il film più visto nel Natale 2026, ancora in sala.
In programmazione al Cinema Gabbiano anche No other choice di P. Chan-Wook il 31 dicembre alle 10 di mattina in anteprima, Vita privata di Zlotowski e Filmlovers (Spectateurs!) di Desplechin.

C’è invece grande attesa a gennaio per La grazia di Paolo Sorrentino, Sentimental Value e Le cose non dette, il nuovo film di Gabriele Muccino. Infine sarà nelle sale dal 22 gennaio Marty Supreme, con protagonisti Timothée Chalamet e Gwyneth Paltrow. Buona visione.

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