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Il pensiero alle tende di Gaza esposte al freddo, gli appelli per la pace nelle zone di guerra e per un’Europa che, in nome delle proprie radici, deve essere accogliente. Papa Leone XIV ha vissuto il suo primo Natale da Pontefice. Al mattino la messa del giorno nella Basilica di San Pietro in Vaticano poi, a mezzogiorno, il primo messaggio di Natale e la prima Benedizione ‘Urbi et Orbi’ alla presenza, come precisato dalla sala stampa della Santa Sede, di circa 26mila persone. In mezzo un giro a sorpresa con la papamobile per salutare i presenti in piazza nonostante la pioggia.
Nella sua omelia durante la Messa, il Papa ha evidenziato che “il Verbo ha stabilito fra noi la sua fragile tenda. E come non pensare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente, o ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora, dentro le nostre città?”. Fragilità che appartiene anche alle “popolazioni inermi, provate da tante guerre in corso o concluse lasciando macerie e ferite aperte”, alle “menti e le vite dei giovani costretti alle armi, che proprio al fronte avvertono l’insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna di cui sono intrisi i roboanti discorsi di chi li manda a morire”. Un contesto difficile, eppure il Papa ha voluto sottolineare che con il Natale, anche se nessuno sembra crederci, “la pace esiste ed e già in mezzo a noi”.
Quella pace che trova realizzazione solo “quando la fragilità altrui ci penetra il cuore, quando il dolore altrui manda in frantumi le nostre certezze granitiche” e “quando i nostri monologhi si interromperanno e, fecondati dall’ascolto, cadremo in ginocchio davanti alla nuda carne altrui”.Dalla Loggia delle Benedizioni, poi, il Papa è tornato a invocare “giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria”. Nelle parole e nei pensieri di Prevost anche l’Ucraina. “Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso“, ha detto Leone che ha mandato un messaggio all’Europa: “Al Principe della Pace affidiamo tutto il Continente europeo, chiedendogli di continuare a ispirarvi uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia, solidale e accogliente con chi si trova nel bisogno”. Un invito a non lasciarsi ” vincere dall’indifferenza verso chi soffre, perché Dio non è indifferente alle nostre miserie”.
“Nel farsi uomo – ha aggiunto il Pontefice -, Gesù assume su di sé la nostra fragilità, si immedesima con ognuno di noi: con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano; con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni disumane”. A chiudere un passaggio sul Giubileo che si avvia alla conclusione. “Tra pochi giorni terminerà l’Anno giubilare. Si chiuderanno le Porte Sante, ma Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi!”, ha detto ancora rivolgendo gli auguri di Natale in 10 lingue diverse. Infine, alle 12:23 ha impartito la Benedizione ‘Urbi et Orbi’.
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