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“Prova dell’inaffidabilità ucraina”: così la Russia sfrutta l’attentato a Mosca, l’analisi dell’esperta ISPI

L’uccisione del generale Sarvarov a Mosca rappresenta un episodio delicato nel conflitto tra Russia e Ucraina: si tratta di un caso isolato o di un possibile punto di svolta destinato a irrigidire le posizioni e complicare ogni prospettiva di negoziato? E perché oggi Putin sembra rivolgere particolare attenzione al dialogo con il presidente francese Emmanuel Macron: apertura diplomatica reale o strategia russa per dividere gli alleati europei? A fare chiarezza è Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice presso il Centro Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’ISPI, che ad Affaritaliani analizza gli effetti di questo attentato sulla guerra, sulle trattative e sulle strategie negoziali di Mosca.

Quali effetti può avere l’uccisione del generale Sarvarov a Mosca sull’evoluzione del conflitto e dei negoziati di pace?

“Non è certamente la prima volta: attentati anche di alto profilo si sono verificati nei mesi e negli anni scorsi. Questi episodi vengono generalmente attribuiti ai servizi segreti ucraini oppure, utilizzando la terminologia del Cremlino, al “terrorismo” ucraino. Per quanto riguarda l’impatto sulla guerra, è difficile quantificarlo. Spesso, come in questo caso, non si tratta di figure di primissimo piano né di soggetti direttamente operativi sul campo contro l’Ucraina.

Sul piano politico e negoziale, però, l’attentato viene strumentalizzato: se si ascoltano blogger filo-guerra o propagandisti della televisione russa, viene usato come prova della presunta inaffidabilità ucraina. Tuttavia, anche la Russia ha continuato a condurre attacchi molto duri contro i civili ucraini. Non si può quindi parlare di un cambiamento sostanziale nelle tattiche di guerra. Lo stesso vale per le operazioni russe contro i civili – l’ultima, ad esempio, ha portato al rapimento di circa 50 persone – che possono a loro volta essere interpretate come segnali di scarsa fiducia verso qualsiasi prospettiva negoziale”. 

Il Cremlino ha frenato sulla possibilità di una trilaterale con Kiev e Washington: questo significa che Mosca ha scelto la prosecuzione della guerra come unica opzione strategica, oppure è una mossa tattica per rafforzare la propria posizione negoziale?

“Credo che, al momento, il Cremlino non abbia alcuna reale intenzione di dialogare con Kiev. Non lo ha mai fatto finora e ritiene di dover parlare esclusivamente con gli Stati Uniti. Mosca non considera Zelensky un interlocutore legittimo e pensa di poter ottenere maggiori concessioni trattando direttamente con Washington. La strategia negoziale russa si basa sull’idea di avere il tempo dalla propria parte e sul tentativo di estrarre il massimo numero possibile di concessioni prima di qualsiasi accordo”. 

Perché Putin sembra oggi puntare su Macron: si tratta di una reale apertura diplomatica o di una strategia russa per dividere Francia e Germania e indebolire la posizione europea sull’Ucraina?

“Credo che il Cremlino voglia soprattutto mostrarsi disponibile al dialogo e inviare segnali di flessibilità, anche per contrastare le critiche secondo cui Mosca sarebbe rigida e indisponibile al compromesso. In realtà, il Cremlino è disposto a parlare con leader che considera sufficientemente “grandi” o influenti, come Macron. È chiaro che esista anche una logica di divide et impera, con la speranza di accentuare le divergenze tra gli alleati europei. Tuttavia, a mio avviso, la motivazione principale resta quella di apparire aperti al dialogo sul piano internazionale”.

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