Rinnovo Patente all'Isola d'Elba? Facile ed Economico

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                <em>Da Jacopo Bononi-presidente</em>

Il volersi bene si costruisce. Ma l’amore quello vero, no. L’amore lo senti immediato, non ha tempo. É dire “ti sento”. Un contatto di pelle, un abbraccio, un bacio. Mantenersi, il mio verbo preferito, tenersi per mano. Ti può bastare per la vita intera, un attimo, un incontro. Rinunciarvi è folle, sempre e comunque. (Erri De Luca, I pesci non chiudono gli occhi. Feltrinelli, 2011). De Luca, figura assolutamente anomala nel panorama culturale e letterario italiano è stato ospite ieri sera dal nostro vincitore 2022, Massimo Gramellini, intervistato con il consueto garbo e con la gentilezza che contraddistinguono prima l’uomo dell’Autore. Scrittore prolifico e autodidatta, presente nella scena politica e culturale fin dagli anni settanta del novecento, ai tempi di Lotta continua, De Luca è appassionato di alpinismo insieme con un altro scrittore ‘sui generis’, anche lui nostro vincitore, ossia Mauro Corona. Dalle sue biografie leggiamo: nato a Napoli il 20 maggio 1950, Enrico De Luca, noto a tutti come Erri, cresce in una famiglia borghese. Fin da giovane si appassiona alla letteratura e alla lingua, ma è la militanza politica a segnare la sua giovinezza. Negli anni Settanta aderisce a Lotta Continua, movimento extraparlamentare della sinistra rivoluzionaria, e si trasferisce a Roma. Dopo lo scioglimento dell’organizzazione, rifiuta una carriera intellettuale e inizia a lavorare come operaio e camionista, scegliendo una vita appartata e coerente con le sue idee. È autodidatta: impara da solo ebraico antico per leggere la Bibbia nella lingua originale, oltre al russo e al francese. Non frequenta l’università, ma costruisce la propria formazione sui libri, sulle esperienze vissute e su una rigorosa disciplina personale. La montagna diventa una delle sue passioni e metafora costante del suo rapporto con la vita e la scrittura. Se tutti i suoi libri presentano un’unica forza espressiva ed una geniale capacità di essere intensa e fruibile al contempo, mi trovo da lettore a segnalare un suo libro di alcuni anni fa, ossia quello dell’incipit del presente testo. Del libro leggiamo interessanti riflessioni critiche, assolutamente condivisibili: (… ) E’ difficile descrivere a parole di “cosa parli” questo libro. Infatti, sono convinto che quella di Erri De Luca non possa essere definita altrimenti, se non prosa poetica. A grandi linee potremmo dire che è un romanzo che parla di crescita e di momenti segnanti. Il protagonista a dieci anni sente di essere cambiato e anela esperienze differenti, più consone con la maturità che sente di avere dentro. Vive un’estate sorprendente, colma di avvenimenti importanti, che incideranno profondamente su quello che diventerà da adulto. A suo modo impara a conoscere il significato dell’amore. Proprio l’amore, così come il mare, è un grande leit-motiv di questo libro, che, da una parte, offre uno spaccato di realtà storica di coloro che sono nati dopo la guerra e, dall’altro, si perde nelle suggestioni più liriche di vicende che ci appaiono surreali. E’, inoltre, una lettura che vive di contrasti. Fra maturità e infanzia, fra conoscenza e ignoranza. Il protagonista è l’espediente giusto per parlare di crescita, di trasformazioni e per cercare di colpire l’immaginario di ogni lettore, che finirà per chiedersi quando, nella sua vita, ha appreso il significato dell’amore. (Giovanni Di Rosa) e ancora leggiamo: (…) Folgorato! Ancora una volta dinanzi a un libro di Erri de Luca sono rimasto senza parole. Ho dovuto metabolizzare le emozioni suscitate dalle sue riflessioni, dalla sua unica e inconfondibile capacità di scoprire se stesso, gli altri e le cose circostanti, ho dovuto far distillare, a goccia a goccia, la dolcezza di quelle sue parole che sembrano cullarti, prendersi cura di te prima di scrivere queste brevi note. I pesci chiudono gli occhi, casa editrice Feltrinelli, è un gioiello prezioso. Dopo tante storie ambientate in montagna – anche l’ascesa al monte Sinai di Mosè era stata de ­scritta come una scalata – il libro in questione, come suggerisce il titolo, ci riporta al mare, e questo per chi come me è vissuto con il rumore del mare nelle orecchie è già di per sé un titolo di merito. Siamo sull’isola d’Ischia, non credo che si possa parlare, come qualcuno ha fatto, di sequel o di evoluzione ideologica e spirituale di un romanzo pubblicato nel 2003, semmai potrebbe essere considerato e non solo perché ambientato in un periodo precedente, un prequel, così come’ Il giorno prima della felicità’ è il prequel di ‘Tre cavalli’, ma stando a ciò che lo stesso Erri aveva dichiarato in un’intervista, credo che tutti questi ragionamenti siano superflui e oziosi. Parlando della memoria Erri aveva affermato che è simile a un ghiacciaio in cui trovano posto, congelate, tutte le nostre esperienze emotive e sentimentali; ogni tanto in seguito a qualche lieve slittamento si apre un crepaccio e si scorge un ricordo o un semplice brandello che ci consente di ricostruire o d’inventarci (l’una operazione non esclude l’altra) una storia. Nel caso specifico le schegge di memoria affiorate dal fondo del crepaccio riguardano i suoi dieci anni, vera e propria linea di confine o meglio ancora linea d’ombra tra l’infanzia e l’adolescenza, quando la mente incomincia a svegliarsi e ad acquisire una certa, sia pur vaga, consapevolezza e si accorge di vivere confinata e a disagio in un corpo troppo piccolo e insufficiente. (Francesco Improta). La scrittura di De Luca è davvero folgorante e musicalmente avvolge il lettore che incantato si adagia nelle pieghe delle sue onde narrative, che fluide e suadenti lo portano a lidi inaspettati e sorprendenti. De Luca da Gramellini ieri sera viene poi incalzato in trasmissione sui temi dell’attualità, ai quali lo scrittore non si sottrae, sia parlando a ragione della crisi ucraina che non ha suscitato lo stesso giusto scalpore, dice, di quella ‘gaziana’ sia delle perplessità su certe uscite statunitensi in termini politici e di stile. Meno efficace secondo me forse l’idea che siano le ‘nuove generazioni’ a poter dare una scossa culturale e politica quando da: Questa è la fine, mia cara amica/ Questa è la fine, mia unica amica/ la fine dei nostri piani elaborati,/ la fine di ogni cosa stabilita/è la fine/ Non c’è salvezza nè sorprese/ è la fine/non guarderò nei tuoi occhi… mai più (The Doors) si è arrivati a certi ‘sentiment’ ed a una cultura di questo tipo: (…) Ti sputo in faccia solo per condire il sesso / Ti chiamo “puttana” solo perché m? l’hai chiesto / Ti sbavo il trucco, che senza stai pur? meglio / Ti piace solamente quando divento violento. (Tony Effe). Se queste sono le nuove generazioni che potranno salvare il Mondo stiamo freschi, caro Erri, che mi permetto di trattare in modo confidenziale essendoci sentiti per una sua possibile candidatura al nostro premio, elegantemente e con senso di sincero apprezzamento declinata due anni fa dal nostro. Insomma, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro che dalle premesse sarà interessantissimo e piacevolissimo, Prime persone (Feltrinelli, 2025) di cui leggiamo: (…) Sono racconti che vibrano di verità, di carità, di forza contro le avversità, di speranza e di peccati ormai irredimibili. La presenza del divino è costante, ma ciò che spicca è l’umanità dei protagonisti: il loro arbitrio, le loro scelte, le loro fragilità. Erri De Luca li fa parlare con intensità e rispetto, restituendo loro una dimensione viva e memorabile. E che inizia, col suo stile unico e bruciante: Credo che a ognuno sia dato, per un istante almeno, d’intravedere il piano concepito in cielo e di sapersi incluso, come uno dei nodi del tappeto (…). Cari, amici: buona lettura.

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