Rinnovo Patente? Facile ed Economico

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Ministro Foti parliamo di coesione. La nuova riforma proposta dalla commissione un mese fa prevede un accentramento dei fondi della coesione e quelli della Pac, in un grande fondo. Secondo alcuni togliendo fondi per esempio al settore agricolo. Che cosa ne pensa per esempio della possibilità di accorpare i fondi, al di là delle modifiche che poi potranno essere apportate come ha ribadito, in più occasioni, anche il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto?

Il Governo Meloni ha espresso con chiarezza la propria contrarietà all’ipotesi di accorpare in un unico strumento i fondi della Politica agricola comune e della Coesione. Si tratta, a nostro avviso, di una scelta sbagliata perché entrambi DEVONO RESTARE asset distinti e strategici del Quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europea 2028-2034. Un eventuale fondo unico europeo finirebbe per penalizzare l’Italia sia sul versante della Coesione sia su quello della PAC, con il grave rischio di ridurre la capacità di sostenere in modo mirato le regioni più fragili, gli agricoltori e le aree rurali. L’imposizione di regole e vincoli uniformi rischierebbe infatti di soffocare la flessibilità necessaria per rispondere alle diverse esigenze territoriali, compromettendo gli obiettivi di sviluppo locale e di competitività. Per questo, riteniamo fondamentale che il prossimo Qfp sia più semplice, più flessibile e più vicino ai cittadini e ai territori, capace di valorizzare le specificità nazionali e di garantire strumenti efficaci per sostenere la crescita, l’occupazione e la coesione sociale in tutta l’Unione europea.

Altri lamentano che con il nuovo progetto di riforma, nel processo decisionale di gestione dei fondi di coesione verrebbe limitato se non escluso il ruolo di Regioni e comuni. È vero e se è così lei pensa sia una scelta giusta?

Siamo contrari a qualsiasi ipotesi di centralizzazione dei fondi di coesione. Crediamo che le risorse debbano restare il più possibile vicine ai territori. È fondamentale garantire il pieno coinvolgimento dei Comuni e, allo stesso tempo, va riconfermato il ruolo centrale delle Regioni nella gestione delle risorse. Solo così possiamo rendere la politica di coesione davvero efficace e vicina ai cittadini.

Intanto siamo il primo paese per attuazione del Pnrr, malgrado le critiche delle opposizioni, sembra procedere spedita anche la spesa, siamo oltre il 50%. A che punto siamo con il pagamento dell’ottava rata?

La richiesta di pagamento dell’ottava rata del PNRR – pari a circa 12,8 miliardi di euro – è stata presentata a fine giugno. Siamo in attesa che la Commissione Europea concluda la valutazione sul raggiungimento degli obiettivi previsti. Contiamo di ricevere le risorse entro la fine di novembre, raggiungendo così un totale di 153 miliardi di euro erogati, pari al 78,8% delle risorse complessive del PNRR. Ad oggi, l’Italia ha già ottenuto sette rate per un ammontare complessivo di 140 miliardi di euro, pari al 72% delle risorse totali — una quota nettamente superiore alla media europea del 57%. Abbiamo inoltre centrato oltre il 54% degli obiettivi previsti, contro una media UE del 38%. Dati che confermano l’efficienza, la credibilità e la capacità di attuazione dell’Italia nella gestione del Piano. Le critiche delle opposizioni sono prettamente strumentali e si infrangono contro il riconoscimento che arriva anche dalle principali istituzioni europee e internazionali. Il Commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha confermato che l’Italia “è sul binario giusto”; la coordinatrice socialista europea Carla Tavares ci ha definiti “Paese capofila” nell’attuazione del PNRR; il Fondo Monetario Internazionale ha sottolineato come il Piano abbia rafforzato la crescita nazionale e contribuito in modo significativo all’aumento dell’occupazione. L’Italia sta rispettando gli impegni assunti, procedendo con serietà, coerenza e visione strategica.

Che manovra sarà quella del governo Meloni? Secondo lei le misure adottate avranno effetti espansivi oppure ha prevalso ancora una volta la necessaria attenzione ai conti pubblici?

Di certo questa manovra non guarda alle elezioni, ma al futuro delle nuove generazioni. È una manovra responsabile, costruita con prudenza. Abbiamo messo in campo misure concrete per sostenere chi lavora e chi produce: 4 miliardi di euro destinati alle imprese per il superammortamento, 2 miliardi per i rinnovi contrattuali. Abbiamo reso strutturale il taglio del cuneo fiscale e stiamo continuando a lavorare per ridurre la pressione fiscale su chi lavora. L’intervento più significativo è il taglio dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per redditi fino a 50 mila euro, che interessa oltre 9 milioni di contribuenti e vale 2,8 miliardi di euro. Allo stesso tempo, manteniamo gli impegni presi con le famiglie soprattutto quelle più in difficoltà: 3,5 miliardi di euro nel triennio per rafforzare la lotta alla povertà. La linea del Governo Meloni è chiara: crescita, lavoro, conti in ordine. E i risultati ci danno ragione. Dopo S&P, Moody’s e Fitch, anche l’agenzia DBRS Morningstar ha alzato il rating dell’Italia, riconoscendo la solidità della nostra economia e la credibilità della nostra politica di bilancio. Mentre la sinistra continua a profetizzare catastrofi e isolamento, la realtà racconta una Nazione che cresce e che riconquista la fiducia dei mercati e degli investitori internazionali. È la dimostrazione che la serietà, la coerenza e la visione pagano.

Ministro Foti come vede le prossime elezioni in Campania, Puglia e Veneto, lei pensa che in Puglia e soprattutto in Campania il centro destra abbia qualche buona chance di sovvertire i pronostici della vigilia?

Ogni regione è un discorso a sé, non esistono soluzioni fotocopia: serve la capacità di scegliere, di volta in volta, il candidato che meglio sappia interpretare il territorio e le sue necessità. In Veneto il centrodestra governa da tempo e ha dimostrato di saper offrire stabilità e buon governo. Dobbiamo proseguire su questa strada, affrontando con serietà le nuove sfide che attendono la regione: innovazione, infrastrutture, sanità e qualità dei servizi. Diversa è la situazione in Campania e in Puglia, dove il centrodestra arriva da anni di opposizione. Con l’uscita di scena di Vincenzo De Luca e Michele Emiliano è il momento di aprire una nuova fase. Una cosa è certa: abbiamo offerto ai cittadini pugliesi e campani un’alternativa concreta, credibile e radicata, che risponda alla loro voglia di cambiamento e di buon governo.

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