Rinnovo Patente? Facile ed Economico
Mediobanca-Mps, intervista al vicepresidente del M5S Mario Turco
L’acquisizione di Mediobanca da parte di Monte dei Paschi di Siena non sarebbe una semplice operazione di mercato, bensì una manovra politico-finanziaria orchestrata con il sostegno del Governo. A dichiararlo è Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, che ai microfoni di Affaritaliani denuncia un intreccio di interessi, poteri e nomine pilotate, parlando apertamente di un “poltronificio” costruito ai danni dell’economia reale. Turco spiega che l’obiettivo finale dell’operazione sarebbe il controllo di Generali e dei suoi 400 miliardi di risparmi degli italiani, con un ruolo centrale dello Stato non come garante dell’interesse pubblico, ma come leva per favorire una cerchia ristretta di potere. Un’analisi critica e puntuale che solleva interrogativi profondi sul rapporto tra finanza, politica e interesse collettivo.
Onorevole, secondo lei che cosa c’è davvero dietro il tentativo di acquisizione di Mediobanca da parte di Monte dei Paschi? È una semplice operazione di mercato o intravede anche una strategia politica o istituzionale più ampia?
Non è una normale operazione di mercato, ma una manovra politico-finanziaria. Mps, banca ancora controllata in larga parte dallo Stato, viene usata come pedina per costruire un polo di potere vicino al Governo. È l’operazione ‘Calta-Meloni’: il Governo mette la banca senese, risanata con il sangue e il sudore degli italiani, a disposizione di Caltagirone, del gruppo Del Vecchio e di altri scalatori unicamente per controllare Mediobanca e mettere le mani su Generali, dove ci sono oltre 400 miliardi di risparmi degli italiani. Non c’è alcuna logica bancaria o industriale, nessun vantaggio per cittadini e imprese ma solo conflitti di interesse e un risiko finanziario giocato sulla pelle dell’economia reale.
L’operazione è stata definita “ostile” dal consiglio di Mediobanca. Ritiene che sia legittimo, in un sistema capitalistico, che una banca pubblica come MPS cerchi di acquisire un attore privato così strategico?
Che Mediobanca definisca l’operazione ostile è ovvio. Non parliamo più del perno del capitalismo italiano, ma di un salotto indebolito negli ultimi anni che contiene ciò che resta del malconcio capitalismo italiano. L’unico vero asset residuo di Mediobanca è la partecipazione in Generali: ed è proprio questa la preda che fa gola a Caltagirone e al gruppo Del Vecchio, con la piena complicità del Governo Meloni che ha deciso di dare massima sponda con la vendita della partecipazione in MPS. È paradossale che lo Stato, invece di garantire regole e stabilità del mercato, diventi protagonista di una scalata ostile.
Così l’esecutivo certifica la sua scelta di campo: tutto ‘Wall Street’, zero ‘Main Street’. E intanto il Paese reale è fermo: Pil stagnante da tre anni, produzione industriale in caduta libera in 30 mesi su 32 di Governo, inflazione alimentare che erode i redditi e salari reali in arretramento del 7,5% rispetto al 2021, mentre la pressione fiscale continua a salire. È questa la fotografia di un Governo che gioca con le banche e abbandona i cittadini e le imprese.
Mediobanca ha sempre avuto un ruolo centrale nell’equilibrio del capitalismo italiano, anche per il suo peso nelle Generali e in altri grandi gruppi. Che cosa comporterebbe per questo assetto un’eventuale acquisizione da parte di MPS?
Se l’operazione andasse in porto, immobiliaristi e alcuni operatori finanziari privati arriverebbero a comandare in Generali, con qualche strapuntino lasciato al Ministero dell’economia. Tutto questo, peraltro, non senza rischi finanziari, dato che Mps porta ancora in bilancio pesi notevoli, nonostante il faticosissimo risanamento pagato con i soldi dei contribuenti. Restano opacità e conflitti di interesse enormi. È in corso un’indagine della Procura di Milano sul sospetto concerto tra Caltagirone, Del Vecchio, Bpm e lo stesso Mef nell’ultimo collocamento del 15% di Mps. E poi un groviglio e incrocio di interessi di vario genere. La Consob ha certificato in questi giorni che la banca svizzera Ubs è salita oltre il 5% di Mps.
Peccato che la stessa Ubs sia stata scelta da Mps come advisor proprio per l’offerta su Mediobanca: un cortocircuito clamoroso. E non è tutto: i grandi soci, ossia sempre Caltagirone e il gruppo Del Vecchio, insieme al Governo spingono adesso per nominare alla presidenza di Mediobanca Vittorio Grilli, oggi capo europeo di Jp Morgan, cioè l’altro advisor di Mps a cui la stessa banca senese si è rivolta per l’offerta su Mediobanca. Un intreccio spregiudicato che conferma come l’operazione in questione interessi solo una cerchia ristretta di potere, senza alcun beneficio per l’economia reale e i cittadini.
E non va dimenticato inoltre che Grilli, già Ragioniere generale dello Stato e Direttore generale del Tesoro (soprattutto sotto i Governi di centrodestra), poi ministro dell’economia con Mario Monti, ha seguito da vicino l’operazione Mps-Mediobanca interfacciandosi con il capo di gabinetto della Meloni, Gaetano Caputi.
Quest’ultimo è a sua volta consulente di Enasarco, una delle casse previdenziali che negli ultimi mesi, guarda caso, hanno acquisito azioni di Mps e Mediobanca per sostenere i progetti politico-finanziari del Governo. Su questo ruolo ambiguo di Caputi il M5S ha già presentato un’interrogazione parlamentare, rimasta senza risposta, così come sulla vendita della partecipazione di Mps a Caltagirone e al gruppo Del Vecchio. Insomma, è del tutto evidente che, al di là di ogni risvolto dell’inchiesta della Procura di Milano, non siamo davanti a una normale operazione di mercato, ma a un poltronificio politico-finanziario che non porta alcun beneficio né all’economia reale né ai cittadini.
Secondo lei, che ruolo ha lo Stato in questa vicenda? Dovrebbe intervenire, restare neutrale, o addirittura favorire l’operazione in un’ottica di rafforzamento del sistema bancario italiano?
Noi non siamo contrari all’intervento dello Stato, anzi: ma deve essere uno Stato con una visione e un progetto per l’economia del Paese. Il M5S, per esempio, ha depositato in Senato un disegno di legge, a mia prima firma, per creare una vera Banca pubblica degli investimenti a partire da Mediocredito Centrale, capace di sostenere credito, venture capital, investimenti nelle transizioni (ecologiche, energetiche, digitali) e gestire meglio Fondi europei sempre per finanziare progetti d’investimento.
Questo sarebbe uno Stato stratega, al servizio dello sviluppo, che delinea la politica economica del Paese. Quello che vediamo con Meloni e con l’operazione Mps-Mediobanca è in realtà uno ‘Staterello’ usato per sostenere gli interessi privati degli scalatori-amici dell’esecutivo. Non c’è nessuna strategia industriale, ma solo un capitalismo di relazione che svende l’interesse pubblico agli interessi privati. Uno Stato che si piega a logiche di potere non rafforza il sistema bancario: lo indebolisce e lo rende opaco.
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