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Pensione a 64 anni con TFR: la proposta che cambia la previdenza
Il congelamento del requisito dell’età per la pensione è l’obiettivo che la Lega sta perseguendo con tutti i suoi sforzi, al fine di evitare che questo aumenti di tre mesi a partire dal 2027. “Ho già parlato con il ministro Giorgetti incontrando la sua disponibilità a inserire il provvedimento in manovra”, ha affermato il sottosegretario al Lavoro Durigon. È, difatti, in corso un’analisi approfondita del sistema attraverso cui poter usare la liquidazione come rendita per conseguire la soglia minima di pensione.
Non si è fatta attendere la risposta del presidente dell’Inps, Gabriele Fava, che sulla proposta ha dichiarato: “È il legislatore che decide su questi temi, sono di sua competenza. Quindi, noi come Inps, come soggetto attuatore, ci atteniamo scrupolosamente e cercheremo di attuare le linee legislative nel miglior modo possibile”.
La sospensione dal 2027 dell’aumento di tre mesi dell’età pensionabile, stabilito dalla riforma Fornero, ha un costo molto elevato, che secondo l’Inps si aggirerebbe intorno ad un miliardo l’anno. Come afferma Il Messaggero, per ridurre l’impatto di questa spesa si potrebbe prendere in considerazione il ritorno di mini-finestre mobili di uno o due mesi: si tratterebbe di un’uscita temporanea destinata a chi accede alla pensione di anzianità avendo raggiunto i 67 anni di età.
Il governo intende, inoltre, ampliare la possibilità che permette di accedere alla pensione anticipata a 64 anni con almeno 25 anni di contributi, a condizione che l’importo futuro della pensione sia pari ad almeno tre volte il trattamento minimo. Questa opzione volontaria, già prevista nella precedente manovra per chi è nel sistema contributivo, potrebbe essere estesa a tutti i lavoratori, “quindi anche a coloro che hanno cominciato prima del 1996 e sono nel sistema misto”, ha spiegato Durigon al Corriere della Sera.
La soglia dei 64 anni, ha dichiarato il sottosegretario, “mi sembra possa essere giusta e adeguata rispetto all’attuale mondo del lavoro”. L’ultima legge di bilancio aveva dato la possibilità ai lavoratori con montante pensionistico interamente contributivo di andare in pensione anticipatamente a 64 anni, con la possibilità di sommare la previdenza obbligatoria e complementare così da raggiungere la soglia di almeno 3 volte l’assegno minimo.
La questione fondamentale si riassume, quindi, nella possibilità di utilizzare il Tfr per aggregare i contributi, così da giungere alla soglia minima di assegno pensionistico. Non è valido solo per chi ha versato il TFR nei fondi pensione, ma anche per chi ha lasciato il TFR in azienda. “Per avere pensioni un po’ più forti, stiamo valutando di proporre” l’utilizzo del “Tfr fermo all’Inps“, ha dichiarato Durigon.
“Stiamo valutando di proporre che il Tfr fermo all’Inps, delle imprese sopra i 50 dipendenti, possa essere una rendita, per dare un ristoro”, ha affermato il sottosegretario al Lavoro. “Non escludiamo di inserire in questo contesto anche la possibilità del long term care, sappiamo la sofferenza che c’è sulla sanità, avere anche questo sistema assicurativo potrebbe dare delle risposte importanti ai nostri pensionati”, ha aggiunto. Per quanto riguarda le risorse necessarie per potenziare la previdenza complementare, per Durigon “parliamo di sistema contributivo, se il Tfr va nella rendita non è più un esborso che fa l’Inps” quindi non dovrebbe pesare in modo rilevante sui conti pubblici. In concreto il lavoratore andrebbe in pensione a 64 anni ma utilizzando la sua liquidazione, così che lo Stato pagherebbe meno pensioni “povere” e ridurrebbe i costi relativi al Tfr.
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