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“In una società libera e democratica la legge si applica universalmente a tutti, senza distinzioni di sesso, etnia, censo o condizione sociale”
“I campi rom, nella quasi totalità dei casi, sono sacche di illegalità, impunità, arroganza e criminalità dove i minori crescono nel degrado, nella mancanza di regole e nell’assenza di istruzione”. Lo afferma ad Affaritaliani il vicesegretario della Lega Roberto Vannacci, dopo il caso della 71enne uccisa a Milano da bambini sotto i 14 anni, non imputabili, che abitano in un campo rom del capoluogo della Lombardia.
“Una certa fazione politica progressista li ha sempre tollerati e difesi nel nome dell’integrazione, dell’accoglienza e dei diritti umani seguendo quella corrente del giustificazionismo che l’ha sempre caratterizzata e che la porta a schierarsi dalla parte dei criminali e dei delinquenti piuttosto che dei cittadini onesti. La stessa sinistra che, perfettamente inquadrata nella scia del suo nefasto “politicamente corretto”, ha proibito il termine “zingaro” – che nella realtà è sempre stato collegato ai concetti di accattonaggio, furto, rapine e superstizione maligna – è ha imposto il termine “rom” cercando di associarlo, nella percezione, all’idea di una certa pregevole cultura e, addirittura, ad un idilliaco e romantico stile di vita nomade. Ma visto che la realtà prevale sempre sulla percezione, ogni volta che si insedia un campo rom crescono i furti, le rapine, i coltelli, le minacce, il degrado, l’insicurezza, l’accattonaggio e gli abusi sui minori”, sottolinea l’europarlamentare della Lega.
“In una società libera e democratica la legge si applica universalmente a tutti, senza distinzioni di sesso, etnia, censo o condizione sociale per cui il rispetto delle norme deve essere preteso anche all’interno dei campi rom e la responsabilità genitoriale nei confronti dei minori si estende anche alle famiglie dei rom o dei sinti. Gli insediamenti abusivi non devono esistere e devono essere smantellati immediatamente. Queste persone devono lavorare, se vogliono vivere decorosamente, e non pensare di poter campare sulle spalle della società e dei comuni obbligati a dare loro i servizi e, per giunta, a pagare loro le bollette.
E, soprattutto, i rom devono dimostrare di che cosa vivono e quale attività lecita svolgono per permettersi oro, macchinoni e gioielli o, anche semplicemente per campare. Le case diamole ai terremotati, agli italiani indigenti che si sono messi a disposizione per lo svolgimento di qualsiasi tipo di attività lavorativa ma che non ce la fanno a sbarcare il lunario, e i rom si adeguino alle nostre leggi oppure continuino nel loro idilliaco stile di vita nomade, ma al di fuori dei confini nazionali. Anche qui: tolleranza zero“, conclude Vannacci.
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