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Meloni guarda con preoccupazione ad altri fronti europei
I bene informati dicono che Giorgia Meloni sia attaccata al telefono da giorni per provare a trovare una soluzione alla questione dazi. Un lavorìo sotterraneo, fatto di contatti costanti con l’amministrazione americana, con gli altri leader europei e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
Nonostante le polemiche e qualche “fuga in avanti” leghista, Meloni non vuole indebolire o smarcarsi dalla trattativa europea. Un negoziato bilaterale non è alle viste e tutti gli interessati ne parlano come di una soluzione estrema nel caso tutto naufragasse. Ma Meloni guarda con preoccupazione ad altri fronti: domani Von der Leyen presenterà la nuova architettura del bilancio pluriennale dell’Ue con l’istituzione di un fondo unico che dovrebbe ricomprendere i fondi della coesione e quelli agricoli, di cui l’Italia è tra i principali beneficiari e di cui il Commissario meloniano Raffaele Fitto è responsabile.
Nel frattempo non decolla l’accordo sul meccanismo SAFE per i finanziamenti alla difesa europea che il governo reputa insoddisfacenti e di certo non è stata accolta bene la posizione di Bruxelles contro l’utilizzo del golden power sulla questione UniCredit-Bpm. In questo quadro di luci e ombre nel rapporto con la Commissione europea, si comprende meglio perché la scorsa settimana Meloni abbia autorizzato gli eurodeputati di FdI a non partecipare al voto sulla mozione di sfiducia a Ursula.
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