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Garlasco, contaminazione o killer? Errori investigativi e nuovi identikit
Nuova svolta nel caso Garlasco. La conferma della presenza di dna di un ignoto nella bocca di Chiara Poggi cambia tutto. A 18 anni dall’omicidio è emerso un fatto inedito che rischia di riscrivere totalmente la dinamica del delitto avvenuto il 13 agosto 2007. La seconda prova ha dato lo stesso risultato. Dalla scienza è arrivato il responso secco: il Dna sul profilo biologico “Y947” appartiene a una persona allo stato ancora sconosciuta. Negli atti dell’inchiesta che ha portato alla condanna a 16 anni di Alberto Stasi, – riporta Il Corriere della Sera – non c’è chiarezza su come venne effettuato il prelievo, con la partecipazione di chi, e con quali modalità. E neanche del perché il tampone orale non venne mai analizzato. Di certo il profilo non appartiene né a Stasi, né al nuovo indagato Andrea Sempio.
Un dato che, in teoria, potrebbe segnare un punto importante per la difesa. Ma per il suo consulente, Luciano Garofano, “ignoto 3” sarebbe semplicemente il frutto di una contaminazione, la garza non era sterilizzata: “Si prese quella garza e si introdusse nella bocca di Chiara solo come materiale di confronto“. La Procura di Pavia – prosegue Il Corriere – non esclude l’idea di una contaminazione, anche se in quel caso si tratterebbe di una circostanza molto anomala. Per questo si lavora in parallelo: ricostruire l’elenco di quanti potrebbero aver toccato il corpo di Chiara e sentirli come testimoni, oltre a prendere il profilo genetico di confronto, e lavorare nel frattempo sulle amicizie parallele di Andrea Sempio, che per i pm rimane centrale nell’indagine.
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