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 Dazi, dieci idee che gli investitori dovrebbero tenere a mente

Le guerre commerciali sono particolari in quanto creano contemporaneamente shock sia dal lato della domanda che dell’offerta, generando impulsi inflazionistici e recessivi. In questa situazione sembra appropriato adottare un atteggiamento difensivo, ma cosa significa “difensivo” oggi? Abbiamo osservato alcuni cambiamenti nei modelli di performance, quindi è importante capire perché e come stanno cambiando le asset class difensive.

Sebbene i titoli del Tesoro USA siano stati tradizionalmente utilizzati come copertura contro i rischi azionari e creditizi in periodi di recessione, questa asset class non ha storicamente funzionato bene come strumento di diversificazione in caso di vendite massicce determinate dall’inflazione. Analogamente, il dollaro USA è stato storicamente il bene rifugio di riferimento nei periodi di stress dei mercati, ma ha registrato un indebolimento atipico durante i recenti cali dei mercati legati ai dazi. Non è chiaro se l’indebolimento del dollaro rifletta una sfiducia a breve termine nella politica statunitense o sia parte di un’inversione di tendenza a più lungo termine dei flussi di capitale globali. Anche se l’oro e il franco svizzero sono apparentemente ancora considerati veri e propri beni rifugio, vi sono limiti alla quantità di denaro che può essere convogliata verso tali asset.

La storia suggerisce che le questioni tariffarie avranno probabilmente solo implicazioni limitate per l’asset allocation strategica. Tuttavia, ogni nuovo paradigma economico presenta sia opportunità che sfide e non vi è alcuna garanzia che l’attuale era di dazi elevati rispecchierà quella del passato. Tenendo presente questo, ecco dieci idee che riteniamo gli investitori dovrebbero tenere a mente:

1. Cicli asincroni

Con l’appiattimento e l’allungamento dei cicli economici nazionali e la loro maggiore convergenza con quelli statunitensi, i rendimenti dei mercati azionari hanno registrato una minore dispersione. Gestire il denaro è diventata più una questione di scelta della società globale giusta piuttosto che del paese giusto. Ma in un mondo in via di deglobalizzazione, i vantaggi della diversificazione delle allocazioni per paese dovrebbero diventare più evidenti. I cicli economici potrebbero diventare più brevi e più intensi con l’attenuarsi della “grande moderazione”.

2. Tassi di inflazione disarmonici

Nell’era della globalizzazione, l’inflazione persistentemente bassa e stabile ha consentito alle autorità monetarie di abbassare gradualmente i tassi di interesse. Con una riduzione degli scambi commerciali, i primi paesi potrebbero subire pressioni deflazionistiche più forti, mentre i secondi potrebbero registrare un aumento dell’inflazione. In tal caso, i rendimenti obbligazionari dovrebbero aumentare nei secondi paesi e diminuire nei primi.

3. Bilancia dei pagamenti

Lo scopo dichiarato dei dazi di Trump è in parte trasformazionale, con l’obiettivo di ridurre il deficit delle partite correnti degli Stati Uniti. Tuttavia, ciò richiederà anche una riduzione dell’avanzo del conto capitale. Due esiti poco ottimistici di questo processo potrebbero essere una riduzione della liquidità in dollari USA e una diminuzione dei flussi di capitali verso gli asset statunitensi.

4. Riorganizzazione dei flussi commerciali

Non è la fine del commercio globale, ma i modelli commerciali cambieranno. A perdere potrebbero essere gli asset dei mercati emergenti, mentre i paesi con mercati interni relativamente grandi (come l’India e forse il Brasile) dovrebbero ottenere risultati migliori. La Cina potrebbe accelerare la transizione verso il consumo interno.

5. L’Europa deve farsi valere

Il cambiamento degli USA nelle alleanze di sicurezza impone un ripensamento strategico europeo. Togliere il freno al debito pubblico in Germania è stato un passaggio cruciale. Ciò dovrebbe portare a più spesa per la difesa, investimenti infrastrutturali e finanziamenti regionali.

6. Intermediazione

È necessario mobilitare la liquidità inutilizzata in Europa. Che avvenga tramite un’unione di mercato, il consolidamento bancario o una ricapitalizzazione dell’economia, il processo può favorire i mercati azionari europei.

7. Disintermediazione

Il valore delle valute legali dipende dalla fiducia nelle politiche dei governi. Con il deprezzamento del dollaro e la sfiducia crescente, il settore privato potrebbe rivolgersi alle criptovalute. Questo scenario darebbe slancio alle blockchain e agli asset digitali.

8. I maggiori vincitori hanno più da perdere

Le multinazionali statunitensi, in particolare i giganti tecnologici, sono tra i principali beneficiari della globalizzazione, ma hanno anche più da perdere. La super redditività potrebbe calare, dato l’aumento dell’intensità di capitale e la fine dell’esternalizzazione facile.

9. Vendete l’arroganza

I concetti di eccezionalità statunitense sono spesso iperbolici, ma il premio di rischio sugli asset USA è in aumento. Potrebbe esserci un ridimensionamento degli asset statunitensi.

10. Rischi di coda chiave

Esiste il rischio che la guerra commerciale USA-Cina evolva in una guerra dei capitali, con la Cina che abbandona il regime di cambio controllato e una possibile frammentazione monetaria globale. Un esito perdente per tutti.

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