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Piantedosi respinto dalla Libia: le reazioni politiche e i rischi per l’Italia
Tra Italia e Libia rischia di scoppiare un caso diplomatico dopo il respingimento in aeroporto a Bengasi del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il comunicato del governo dei ribelli (non riconosciuto) è stato durissimo nei confronti di Piantedosi e di conseguenza del nostro Paese. Il ministro viene definito “persona non grata” e la missione dell’Unione europea di cui faceva parte una “mancanza di rispetto alla sovranità nazionale libica e una palese violazione delle leggi del Paese”. Il governo di Bengasi ha denunciato una “flagrante violazione delle consuetudini diplomatiche, dei documenti internazionali e delle norme che regolano l’ingresso, il movimento e la permanenza dei diplomatici stranieri”. Immediate le reazioni politiche. Le opposizioni all’attacco: “Brutta cosa i respingimenti signor Ministro…”.
L’eurodeputata dem, Cecilia Strada, chiarisce: “Respinti per ingresso irregolare proprio come un migrante qualunque, proprio come quelli che il governo Meloni chiama clandestini. Se la Libia non fosse l’inferno in terra farebbe ridere: per un giorno hanno provato cosa significa trovarsi dall’altra parte di un porto chiuso“. Per Fabio Rampelli(FdI) la sinistra che ironizza su Piantedosi è “anti italiana“. E per Maurizio Lupi (Noi moderati) sono critiche «fuori luogo». Ma Matteo Renzi (Iv) chiosa: l’Italia “non si merita certe figuracce globali”.
Questo episodio – riporta Il Corriere della Sera – potrebbe acuire la tensione, visto soprattutto il ruolo strategico di Haftar che guida le milizie che controllano le coste da dove parte la maggior parte di migranti verso l’Italia, ma anche la Grecia. Un tema che peraltro era stato già al centro poche ore prima dell’incontro fra i rappresentanti dell’Europa con i vertici di Tripoli. Un “avvertimento” che mette a rischio i patti sulla gestione dei migranti.
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