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Un improvviso blackout ha interrotto nella serata di giovedì 19 giugno le attività di analisi condotte alla questura di Milano nell’ambito del nuovo incidente probatorio sull’omicidio di Garlasco. A causa del guasto elettrico, il lavoro dei periti incaricati dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli – la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani – è stato sospeso quando mancavano all’appello ancora quattro dei 34 adesivi dattiloscopici utilizzati per repertare le impronte nella villetta di via Pascoli.

A raccontare quanto accaduto sono stati l’avvocato Angela Taccia, legale dell’indagato Andrea Sempio, e Marzio Capra, ex ufficiale del Ris e consulente della famiglia Poggi. “Purtroppo c’è stato un blackout e non abbiamo potuto proseguire: sarebbe stato rischioso. Il verbale è stato compilato a mano”, ha spiegato Capra. 

Nessuna traccia di sangue sugli adesivi analizzati sinora

Il legale ha aggiunto  che nessuna traccia ematica è stata riscontrata sugli adesivi già analizzati: “Tutti i test OBT sono risultati negativi”. Sulla stessa linea l’avvocato Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi: “Era prevedibile, bastava guardare le foto. L’unico punto che lascia qualche margine di dubbio è l’impronta numero 10. Ma l’incidente probatorio è stato disposto per l’analisi genetica, non per la ricerca di sangue”.

Garlasco, le analisi riprendono il 4 luglio

Proprio il tampone relativo all’impronta 10 – lasciata sulla porta d’ingresso della villetta – sarà comunque sottoposto in un secondo momento a un ulteriore test ematico nei laboratori della Polizia Scientifica presso l’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Il calendario delle operazioni, salvo imprevisti, riprenderà il 4 luglio. 

Intanto, nella giornata di ieri sono state completate le campionature dei rifiuti e di altri reperti prelevati dalla villetta otto mesi dopo il delitto. “È stata fatta una verifica rapida, con luci forensi, per individuare eventuali impronte visibili a occhio nudo – ha chiarito Capra – ma non è emerso nulla di rilevante. In caso contrario, si sarebbe dovuto informare il giudice per estendere l’incidente probatorio, che al momento riguarda esclusivamente l’analisi del DNA”.

Sulla possibilità che venga rilevato materiale genetico, Capra invita alla prudenza: “Nel momento in cui valuteremo i risultati, sarà essenziale capire se un determinato DNA si sia trasferito da un reperto all’altro. I rifiuti sono rimasti per otto mesi insieme nella spazzatura”. Anche reperti separati inizialmente, come una banana, sono poi stati conservati nello stesso contenitore.

“Se emergeranno dati, bene. Ogni informazione è importante – ha concluso l’avvocato Bocellari –. Se il DNA sarà degradato o assente, ne prenderemo semplicemente atto. L’auspicio è che qualcosa possa aiutare a comprendere meglio ciò che è accaduto quella mattina”.

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