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Sulla cittadinanza agli stranieri tantissimi i NO, Caporetto per le battaglie della sinistra sui diritti civili

Man mano che sono state scrutinate le schede elettorali dei cinque referendum abrogativi, clamorosamente falliti con un’affluenza alle urne di pochissimo sopra il 30%, la debacle per Elly Schlein e la maggioranza del Partito Democratico è diventata totale. Colossale. Storica.

L’obiettivo minimo dei Dem, ma proprio per salvare la faccia, era quello di dire che la somma totale di chi è andato alle urne ieri e oggi e ha votato SI’ è stata superiore a quella dei voti presi dalla coalizione di Centrodestra alle elezioni politiche del 2022 ovvero 12.305.014. Come a urne ancora aperte, fiutando il flop, aveva dichiarato il capogruppo al Senato Francesco Boccia.

Nemmeno questo. In nessuno dei quesiti referendari, nemmeno su quelli più importante contro il Jobs Act (Reintegro licenziamenti illegittimi e Tutela contratti a termine) e maggiormente cavalcato dalla CGIL oltre che dal Pd, i SI’ sono stati superiori al numero degli elettori che più di due anni e mezzo fa hanno scelto la maggioranza di Centrodestra guidata da Giorgia Meloni.

Addirittura sul referendum per dimezzare da dieci a cinque gli anni per consentire agli stranieri di ottenere la cittadinanza italiana, quesito sul quale il M5S aveva lasciato libertà di voto, i NO sono stati inaspettatamente tantissimi (sopra il 30%), segno che la battaglia per i diritti di Schlein e della sinistra-sinistra, AVS inclusa, non è affatto sentita dalla maggioranza dei cittadini e anzi viene sonoramente bocciata nelle urne (in parte perché molti elettori del M5S non sono d’accordo ma anche perché diversi lavoratori iscritti alla CGIL, evidentemente, votano a destra e su temi come l’immigrazione hanno una posizione ben più vicina a Meloni che a Schlein).

Una debacle veramente sorprendente che va oltre ogni rosea aspettativa del governo. Meloni, sempre ben consigliata dalla sorella Arianna, ha scelto di andare ai seggi e non ritirare la scheda. Segnale chiarissimo ai suoi di non votare. Astensione anche da Forza Italia di Antonio Tajani e dalla Lega di Matteo Salvini (che ha ignorato completamente la campagna elettorale, scelta alla fine vincente).

Ma il dato più eclatante è che sia la CGIL non è riuscita a mobilitare tutti i suoi 4,5 milioni di iscritti e nemmeno Pd, 5 Stelle e AVS sono riusciti a portare alle urne tutti i loro elettori. Una partita che Schlein si è intestata e che ha perso senza se e senza ma. Ora si aprirà una profonda e seria discussione al Nazareno sulla strategia politica da adottare per i prossimi mesi.

Perché siccome i fatti parlano più delle parole, i fatti dimostrano che quando ci si allea con il centro e si costruisce una piattaforma riformista si vincono, e anche bene, le elezioni (anche se comunali, Genova due settimane fa), quando invece ci si appiattisce e ci si schiaccia sulle posizioni troppo di sinistra, smentendo perfino le riforme fatte dallo stesso Pd (anche il Jobs Act era stato voluto da Matteo Renzi, altra epoca) gli elettori puniscono pesantemente i Dem.

Il governo in tutto questo tira un grandissimo sospiro di sollievo e la batosta per Schlein & Co. mette sotto il tappeto le divisioni, non solo in politica estera ma anche in economica e sul Fisco, della maggioranza. Ora più forte e soprattutto senza avversari credibili.

Leggi anche/ Referendum falliti. Affluenza finale intorno al 30%. Flop clamoroso per Schlein e Landini. Terremoto nel Pd e a sinistra – Affaritaliani.it

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