Rinnovo Patente? Facile ed Economico

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La deregulation del Green Deal, percepito come un freno alla crescita, è sempre più bipartisan 

Da pilastro ad agnello sacrificale. Il Green deal, stella polare della scorsa Commissione europea, è sotto un attacco pressoché quotidiano da parte dell’attuale esecutivo comunitario, che in questo secondo mandato di Ursula von der Leyen è determinato a rivedere i paletti fissati per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. L’ultima tappa di questa rimodulazione è arrivata ieri, con l’annuncio di un’ulteriore semplificazione della legge sulla deforestazione.

Adottata nel 2023, la legge sulla deforestazione punta a combattere i cambiamenti climatici e soprattutto la perdita di biodiversità dovuta alla deforestazione legata al consumo in Europa di prodotti di varia natura, da quelli ottenuti dai bovini passando per cacao, caffè, olio di palma e soia,  fino a legno, gomma, carbone e carta stampata. Le aziende, secondo la legge, sono tenute a fare rigidi controlli a valle della catena di approvvigionamento e a presentare le dichiarazioni di due diligence per ogni carico di prodotti importato.

A dicembre scorso era arrivato il primo “favore” alle imprese, con l’allungamento della finestra dopo la quale scatta l’obbligo di conformarsi alla normativa comunitaria. I player più grandi dovranno rispettare il regolamento dal 30 dicembre 2025, quelli più piccoli dal 30 giugno 2026. Ora, con questo nuovo intervento si è andati nuovamente incontro alle richieste delle aziende. Secondo quanto annunciato ieri, le dichiarazioni di due diligence verranno snellite e soprattutto non dovranno essere presentate per ciascun carico ma solo una volta all’anno. Inoltre, i controlli a valle della catena di approvvigionamento vengono semplificati.

“Il nostro obiettivo è ridurre i costi amministrativi per le aziende preservando al contempo gli obiettivi del regolamento”, ha spiegato la commissaria europea per l’Ambiente, Jessika Roswall. In sostanza, per l’Ue la modifica del regolamento non dovrebbe portare all’equazione: meno controlli uguale più possibilità di sgarrare uguale più deforestazione.  Secondo le stime, i costi amministrativi verranno ridotti del 30%: le aziende ringraziano. L’eccesso di regolamentazione di Bruxelles, infatti, è visto come un cappio al collo da molte imprese. Una deregulation è chiesta a gran voce non solo da queste ma anche da diversi partiti politici del campo conservatore. In questa direzione, il primo obiettivo da colpire è proprio il Green deal, percepito come un freno alla crescita economica.

A sostenerlo non sono solo gli oppositori ideologici, ma anche quei partiti moderati come Forza Italia o i Cristiano-democratici in Germania che pure hanno votato favorevolmente a queste norme nella scorsa legislatura europea. Proprio il neoeletto cancelliere tedesco, Friedrich Merz, a gennaio, durante la campagna elettorale, aveva detto chiaro e tondo che se fosse stato eletto avrebbe spinto per un cambio di passo anche a Bruxelles: “Negli ultimi anni abbiamo concordato spesso sulle fonti di energia da eliminare gradualmente”, ha detto riferendosi sia al carbone che al nucleare, ma “finché non avremo un sostituto, smantellare quello che abbiamo è fuori discussione. Se continueremo a farlo, metteremo fortemente a repentaglio il ruolo della Germania come sede industriale, e non siamo disposti a farlo”, erano state le sue parole.
 

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