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“Credo che sia assolutamente condivisibile la posizione di astensione scelta dalla segretaria del Pd Elly Schlein”
“Sono convinto che rafforzare la capacità di difesa e deterrenza europea in un contesto di minacce molto gravi e di fronte al progressivo disimpegno dal Vecchio continente della nuova amministrazione Trump sia una priorità assoluta. Il problema è che il piano Rearm Europe rappresenta una risposta insufficiente e inadeguata, perché è fortemente sbilanciato sui bilanci per la difesa dei singoli Paesi – che potranno espandere la spesa grazie all’allentamento del patto di stabilità e crescita – e debole invece sugli strumenti necessari per superare la frammentazione e lo scarso coordinamento degli apparati militari (e industriali) dei 27 Paesi dell’Unione”. Il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, risponde così alla domanda di Affaritaliani.it se sostenga la posizione della segretaria Schlein sul riarmo in Europa.
“Se esistesse un esercito europeo, oggi sarebbe un collage inefficiente e inefficace di 178 sistemi d’arma, contro i 30 degli USA, con una forte dipendenza dalle importazioni (due terzi delle quali di provenienza americana). Dobbiamo lavorare su questo – su progetti condivisi, con un forte investimento europeo sull’innovazione e le tecnologie più avanzate – più che sul via libera a piani nazionali di riarmo che rischiano di allargare i divari tra i Paesi che hanno spazi fiscali adeguati e quelli – come l’Italia – che di margini ne hanno molto pochi. Per questo credo che sia assolutamente condivisibile la posizione di astensione scelta dalla segretaria del Pd Elly Schlein. Una posizione, per inciso, profondamente europeista: l’Europa e l’Italia infatti hanno bisogno di una difesa comune, non di una disordinata corsa al riarmo dei singoli Stati nazionali. Per imboccare veramente questa strada, il piano della Von der Leyen va cambiato”, sottolinea Misiani.
Alla domanda se sia necessario un chiarimento nel Pd, il responsabile economico Dem risponde: “Di fronte ad un quadro internazionale così radicalmente cambiato, tutti siamo chiamati ad attrezzarci rapidamente, ridefinendo le nostre chiavi di lettura e la scala delle priorità. La divisione della delegazione Pd nel voto al Parlamento europeo è stato un passaggio oggettivamente negativo, che ha disorientato tanti militanti e elettori del partito, facendo paradossalmente passare in secondo piano le lacerazioni assai più gravi che si sono prodotte tra i partiti della maggioranza di governo. Non possiamo permetterci di fare spallucce né di far finta che non sia accaduto nulla. Nel partito serve un chiarimento ma, soprattutto, è urgente una discussione vera, larga, di merito, all’altezza della fase di profondo sommovimento che stiamo attraversando.”, conclude Misiani.
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