Rinnovo Patente? Facile ed Economico

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Elezioni Usa e i soldi nella stanza dei bottoni: ecco che cosa cambia dopo la vittoria di Trump. Commento 

Da sempre, nella democrazia più importante del mondo, le lobbies hanno ricoperto un ruolo se non fondamentale, certamente assai pesante, nella elezione dei vari presidenti che si sono succeduti alla Casa Bianca, ma ciò che è accaduto nella recente tornata elettorale che ha incoronato Donald Trump 47° Presidente degli Stati Uniti d’America fa, decisamente, riflettere se non, per taluni versi, preoccupare.

È peraltro pressoché fisiologico che nella culla della civiltà consumistica, il potere economico (una volta si sarebbe detto più veracemente, «il capitale») abbia avuto da sempre una grande influenza nella determinazione delle scelte politiche di ogni colore ed in ogni ambito d’intervento. Tanto che il consueto schieramento delle forze economiche al fianco dei vari contendenti non ha mai rappresentato (se non per frange ideolocizzate) regione di scandalo o di particolare attenzione né, tantomeno, di preoccupazione: la politica era una cosa, occupava la prima fila perchè deputata alla realizzazione del bene comune mentre il resto era comparsa (compresa l’economia ed in essa i supporters finanziari).

Un cliché oleato e consolidato che nelle elezioni di -esattamente- una settimana fa, sembra però aver tracimato, sommergendo le più auree regole (più o meno scritte) dell’opportunità e forse, sia detto con rispetto, della decenza.

Sì, perché che credibilità di libertà può mantenere una democrazia -anche la più, rodata, robusta ed importante del pianeta- se non ha a cuore la netta separazione e, persino, la protezione del potere politico da ogni altra forma di potere sia esso economico, militare o giudiziario?

Che onorabilità di indipendenza può essere tributata ad una democrazia -anche, ripetiamo, la più solida del mondo- se l’elezione di un presidente fa guadagnare, in un unico giorno (come riportato da tutti i media americani) al suo braccio destro e sponsor ufficiale della sua campagna elettorale un quantitativo di denaro superiore alle finanziarie 2025 della stragrande maggioranza degli Stati del mondo e, persino, superiore al 50% della finanziaria 2025 di uno dei sette Paesi più industrializzati del mondo come l’Italia?

Che fiducia di autonomia, di sovranità e di autorevolezza può essere rivendicata e riconosciuta ad un Presidente, anche il più potente della terra, se i destini geopolitici del mondo ed un bene supremo come la pace sono trattati come argomenti da salotto o posti alla mencé della convenienza economica dell’uomo più ricco del mondo chiunque esso sia?

Le elezioni americane del 5 novembre scorso hanno sancito un vero e proprio cambio di paradigma: la pudicizia, quasi la vergogna del passato di svelare in pubblico i sostenitori economici, gli sponsor più prestigiosi, i donatori di denari più influenti (come le, famigerate, lobby delle armi) ha ceduto il passo alla sfrontatezza di una sorta di “co-elezione”: l’elezione del politico e del suo “eclettico” finanziatore economico.

Un duo esibito (non il binomio istituzionale e politico: presidente-vicepresidente, bensì il duo politico-economico del presidente assieme al suo sponsor economico) sul podio della vittoria e, più pesantemente,  in conversazioni riservatissime e delicatissime per le sorti della pace mondiale.

Dunque, “i soldi al potere!”; o, per meglio dire, “i soldi nella stanza dei bottoni!”. Questa la dirompente novità delle elezioni USA 2024: un veemente cambio di spartito che, non può non preoccupare per la stessa tenuta e sopravvivenza -anche ideale- della democrazia e che apre mille interrogativi sulla reale indipendenza del neo Presidente, sulla sua autorevolezza e libertà (considerato anche lo scarto anagrafico del duo), sulla sua serenità di giudizio e di scelta come, e per contro, sulla sua possibile ricattabilità.

Rinnovo Patente? Facile ed Economico

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