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Primo contatto Trump-Putin, due leader che vogliono riprendersi il centro del mondo

La notizia della prima telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin non deve stupire, anche se Mosca ha smentito che ci sia ancora stata. Se c’è infatti una cosa che il fresco presidente eletto degli Stati Uniti sogna da sempre è di essere identificato come “uomo della Pace”. Ed è a questo che punta il suo piano ed il suo lavoro; un lavoro da tenere sotto traccia fino all’insediamento ufficlale alla Casa Bianca il prossimo gennaio e che poi passerà alla luce del sole per catturare il massimo della visibilità possibile. Ce lo conferma anche Luciano Tirinnanzi, scrittore, editore ed esperto di geopolitica internazionale. “Forse la telefonata “finta” è solo la prova generale di quanto potrebbe accadere tra poco. Anche perché dobbiamo considerare che Biden è ancora in pista ed ha appena datro il suo via libera ad una nuova fornitura di armi all’Ucraina”.

L’accordo

Telefonata si o telefonata no quello che è certo è che gli uomini di fiducia dei due leader hanno cominciato a parlarsi, a trovare i primi punti di contatto. “Putin oggi è in forte difficoltà interna. Aveva promesso la liberazione del Kursk prima ad ottobre e poi ad inizio novembre e non c’è riuscito. Di sicuro lo Zar non ha alcuna intenzione di cedere un solo pezzo dei territori finora conquistati. Questo è il suo punto di partenza irrinunciabile Trump invece vuole fare da paciere internazionale senza umiliare l’Ucraina. Rispetto a quanto si dice ritengo che il tycoon non abbia intenzione di liberarsi inizialmente di Zelensky, magari lo farà decadere una volta messo nero su bianco l’accordo nella tanto agognata Conferenza di Pace”.

I tempi e l’inverno

Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi anni di guerra in Ucraina è l’importanza del fattore “meteo”. Il gelo trasforma infatti i campi di battaglia in distese di ghiaccio dove avanzare è quasi impossibile; “Siamo alla vigilia di tre mesi di “stallo bellico” – spiega Tirinnanzi – ed è per questo che nelle ultime settimane si sta assistendo ad un incremento della violenza del conflitto ed è sempre per questo che Biden ha appena dato il via libera ad uno stanziamento di armi pro Kiev. Russia ed Ucraina infatti voglio conquistare più terreno possibil e difendere quanto ottenuto fino ad oggi, come ad esempio il Kurk dove si trovano anche i soldati della Corea del Nord, prima della fine del mese in modo da presentarsi all’eventuale tavolo della trattativa in una posizione di forza”.

Il futuro delle trattative, senza l’Europa

“Di sicuro – conclude Tirinnanzi – queste voci ed anche le smentite di rito sono un segnale positivo per le trattative. Sono il segnale che il dialogo è stato aperto partendo da punti reali, concreti, non su simpatie o antipatie. È il ritorno della “realpolitik” sul tavolo internazionale lasciando da parte le ideologie. In questo Trump è decisivo dato che questo è da sempre il suo tratto politico internazionale e credo che alla fine riuscirà a portare alla “sua” pace, non a quella voluta da Putin o Zelensky. In tutto questo dobbiamo sottolineare una cosa: l’Europa è di fatto tagliata fuori, spettatrice di una partita giocata da altri su altri tavoli”.

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