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Venezuela, Maduro non si dimette e ora Trump potrebbe attaccare. Si avvicina una nuova guerra

Nel corso della telefonata del 21 novembre con il leader venezuelano Nicolas Maduro, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump gli aveva dato tempo fino a venerdì 28 novembre per lasciare il Paese con la famiglia. Lo riporta l’agenzia Reuters. Nel corso della telefonata del 21 novembre, durata circa un quarto d’ora, il leader venezuelano Nicolas Maduro ha proposto al presidente statunitense Donald Trump, in cambio del proprio esilio, di lasciare che il governo di Caracas venga guidato, in via temporanea, dalla vicepresidente Delcy Rodriguez per poi indire nuove elezioni. Lo riportano alcuni media americani, secondo cui Trump ha respinto questa e altre proposte avanzate da Maduro.

Il leader dei democratici statunitensi in Senato, Chuck Schumer, si scaglia contro Donald Trump sulla questione venezuelana. Per Schumer se il presidente non interrompe le sue azioni “presenteremo immediatamente una risoluzione per bloccare il dispiegamento di forze americane in Venezuela. Il potere di dichiarare guerra spetta al Congresso, non a Trump”. Nel corso della telefonata con Donald Trump, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha chiesto la cancellazione delle sanzioni Usa nei confronti suoi, della sua famiglia e di altre cento persone, molte delle quali accusate di crimini dal governo americano. E’ quanto riportano alcuni media americani. Queste sono alcune delle condizioni che Maduro avrebbe posto per lasciare il Paese. Il presidente del Venezuela Nicolás Maduro ha creato un nuovo ufficio politico, di cui fanno parte dodici leader chavisti.

I componenti della nuova struttura, in un contesto di crescenti tensioni per lo schieramento militare degli Stati Uniti nei Caraibi, avranno il compito di “guida al più alto livello delle forze politiche, sociali e della rivoluzione bolivariana”. E ancora un gruppo di leader che lo affiancherà nella “guida come comandante in capo della rivoluzione”. Maduro ha nominato diverse figure del partito di governo che già fanno parte del suo governo e del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv), tra questi il segretario generale, Diosdado Cabello; il presidente dell’Assemblea Nazionale, Jorge Rodríguez. I Venezuelani vogliono la pace, ma non da schiavi. Lo ha messo in chiaro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, prima che alla Casa Bianca il presidente Donald Trump riunisse i suoi per decidere il da farsi.

“Vogliamo la pace, ma una pace con sovranità, uguaglianza, libertà! Non vogliamo la pace degli schiavi, né quella delle colonie!”, ha detto Maduro durante una manifestazione a Caracas, davanti a migliaia di suoi sostenitori. “Il potere nazionale del Venezuela del XXI secolo si basa sull’immenso potere del suo popolo, sulla sua coscienza, sulle sue istituzioni, sui suoi fucili e sulla sua decisione di costruire questa patria al di fuori di ogni difficoltà”, ha spiegato ancora Maduro.

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