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Stellantis, Tavares senza un piano. Elkann ora deve puntare su un drastico taglio dei costi
“Tavares aveva le idee confuse, e questo lo ha spinto a dimettersi”. Andrea Taschini, esperto del settore automotive con anni di esperienza in aziende come Bosch e Brembo, non usa mezzi termini nel commentare con Affaritaliani.it le dimissioni, improvvise, ma non del tutto, di Carlos Tavares.
“Differenze di vedute” dicono dai piani alti di Stellantis, eppure dietro questo addio si nascondono ragioni più profonde. Tavares ha forse esagerato con il taglio dei costi? Ha sottovalutato la crisi nel mercato Usa? O forse la l’attenzione verso la parte francese del gruppo, a discapito di quella italiana, ha pesato sul suo declino? Domande che arrivano troppo tardi per trovare risposte. Ora tocca a John Elkann, che dovrà trovare un successore in grado di affrontare non solo la crisi di Stellantis, ma quella di un’intera industria in declino.
Si parlava di dimissioni di Tavares nel 2026, ma cosa ha portato alla vera rottura?
Un manager di solito perde il posto di lavoro per i cattivi risultati. Se misuriamo i risultati di Borsa, Stellantis ha perso circa il 40% di valore nel 2024, ed è quindi evidente che il mercato non credeva più nelle azioni di Tavares. Anche Volkswagen ha perso il 70%, o Bmw e Mercedes, insomma una crisi dell’auto ben nota. Quello che però, secondo me, ha influenzato l’uscita del manager portoghese è che Tavares, nelle sue esposizioni pubbliche, ha dato l’impressione di avere le idee confuse. Non ha dettato una linea credibile, univoca e certa, ma contraddittoria: prima diceva “no, però bisogna andare avanti con l’elettrico” per poi fare dietrofront e parlare dell’elettrico come “una devastazione”; prima rifiutava le multe dell’Ue e poi le approvava. Sostanzialmente, non ha mantenuto una posizione chiara su quello che fosse realmente il suo pensiero.
Oltre ai cattivi risultati, che potremmo anche giustificare con una crisi generale del settore, Tavares non ha mai espresso un pensiero chiaro sulle sue intenzioni. Dall’esterno sembrava quasi che non sapesse più che pesci pigliare. Questo, ovviamente, è saltato agli occhi di moltissimi operatori, che hanno visto in lui un atteggiamento e molto incerto. Questa, secondo me, è stata la vera causa che lo ha poi spinto alle dimissioni.
Secondo lei le dimissioni di Tavares sono state davvero volontarie o volute da Elkann e dall’intero cda?
Non sono tanto volontarie, ma che poi Tavares le abbia accelerate nel momento in cui ha visto che non aveva più spazi di manovra, o che fosse stanco di una situazione in cui lui stesso non trovava soluzioni, questo è possibile. Secondo me sono dimissioni “spintanee”, cioè spinte in qualche modo. Poi, con una buonuscita di 100 milioni, povero di certo non muore.
Un mese fa Tavares è stato in audizione al Parlamento, dove lo scontro con il governo è stato alquanto duro. Il suo atteggiamento “distaccato” ha giocato a suo sfavore?
Tavares ha avuto l’abilità, non comune, di far arrabbiare tutti: il governo italiano, i sindacati americani, il consiglio di amministrazione. Insomma, ha avuto l’abilità di irritare una quantità di stakeholder non indifferente. Di solito, uno si cerca un nemico alla volta; lui si è cercato tutti i nemici tutti insieme. Difficile quindi gestire una situazione del genere.
Ora la guida passa in capo a un comitato esecutivo presieduto da John Elkann. Come si muoverà il patron di Stellantis secondo lei?
Elkann ha sicuramente a fianco dei consulenti di prim’ordine, ed è un ragazzo giovane. La situazione del settore auto è stata volutamente spinta a questa follia a livello legislativo. Che significa? La politica ha portato a una crisi non contingente, ma strutturale. Quindi, questa situazione, chiunque ci sarà, sarà difficile da risolvere. Cosa può fare Elkann? La situazione è troppo difficile al momento. Io cercherei di ridurre drasticamente la capacità produttiva installata in Europa al massimo, non c’è dubbio, e quindi taglierei i costi.
Più di quanto stesse già facendo Tavares?
Servirebbe una strategia molto più ampia e drastica, e secondo me John Elkann cercherà, compatibilmente con la politica, di muoversi in quella direzione.
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