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Le reazioni negli Usa della grazia di Joe Biden al figlio Hunter
La grazia concessa da Joe Biden al figlio Hunter sta facendo discutere e divide gli Stati Uniti (ma non solo). La decisione del Presidente infatti arriva dopo che lo stesso inquilino della Casa Bianca aveva dichiarato che non l’avrebbe mai concessa; promessa rimangiata per di più in tempi molto sospetti cioè proprio a fine mandato, a poche settimane dall’insediamento di Donald Trump, il Presidente eletto.
Inutile dire che la scelta ha messo in grave imbarazzo il già malmesso partito Democratico, sconfitto alle elezioni presidenziali ed alla ricerca di nuovi volti ed equilibri. Per capire meglio cosa sta accadendo a Washington e le reazioni interne al mondo “dem” abbiamo contattato Irina Tsukerman, board member del The Washington Outsider Center for Information Warfare, President of Scarab Rising, Inc., una delle principali analiste di politica interna ed internazionale della Capitale Usa.
“La decisione è sicuramente controversa alla luce del palese conflitto di interessi e del fatto che Biden in precedenza si era impegnato a non perdonare Hunter Biden per i suoi crimini. Quindi siamo davanti ad una plutocrazia o un affare di famiglia, ed evidenzia solo le preoccupazioni che Joe Biden abbia avuto conflitti di interesse finanziari e personali che hanno influenzato il suo giudizio e le sue politiche su varie questioni interne ed estere durante il suo mandato”.
Come ha reagito la politica Usa e la società a questa decisione?
“Senza grossa sorpresa. Non c’è nulla di nuovo in riguardo a controverse o nepotistiche grazie familiari. Per esempio, Donald Trump ha graziato il padre di suo genero Jared Kushner, Charles Kushner, per reati che gli erano costati la prigione, e ora ha nominato quest’ultimo come suo ambasciatore in Francia. D’altra parte, sia Trump che Biden hanno controversamente invocato l’immunità presidenziale per violazioni della sicurezza nazionale che coinvolgono la gestione inappropriata di documenti riservati, il che porterebbe in prigione funzionari di basso rango o ufficiali militari in circostanze normali. Ma alla fine, il perdono di Hunter macchierà ulteriormente l’eredità già compromessa di Biden e cementerà le accuse di corruzione, aprendo la strada ai prossimi presidenti per perdonare i loro familiari per vari crimini. Tuttavia, dal punto di vista politico non farà molta differenza”.
Perché?
“Democratici e Repubblicani abbiamo visto in passato hanno avuto a che fare con situazioni simili. per questo la grazia ad Hunter Biden dovrebbe aiutare a cambiare le cose. Per evitare l’ulteriore diffusione della corruzione e dei conflitti di interesse, entrambe le parti dovrebbero ritenere i rispettivi leader responsabili delle nomine controverse e dei perdoni e delle decisioni nepotistiche. E entrambi i partiti dovrebbero impegnarsi nella ricerca della giustizia durante il loro mandato, esaminando in modo imparziale le violazioni all’interno del proprio schieramento e dell’opposizione anziché utilizzare minacce di inchieste e condanne come strumento elettorale o politicizzare un processo perseguendo solo i propri avversari. Il clientelismo non dovrebbe avere posto nella politica”.
Quindi nessuno scossone dentro al mondo dei democratici?
“Diciamo che ci sono due atteggiamenti contrapposti. Da una parte c’è chi non la condivide e si scusa con l’opinione pubblica parlando di gesto legato ormai alla fine del mandato di Biden. ma sono in molti quelli che stanno con l’attuale presidente spiegando che le condanne di Hunter Bidena erano legate a decisioni politiche e a leggi volute dai Repubblicani”.
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