Rinnovo Patente all'Isola d'Elba? Facile ed Economico

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                Il <strong>buono pasto</strong> è uno dei benefit maggiormente apprezzati dai dipendenti e dalle stesse aziende, che possono accedere a diversi vantaggi fiscali e non solo. Tuttavia c’è una domanda che è lecito porsi: <strong>a chi spettano i buoni pasto?</strong>

Per prima cosa è opportuno specificare una cosa: i buoni pasto non sono obbligatori, ma è il datore di lavoro che decide se erogarli o meno. Il discorso cambia se questi benefit sono espressamente previsti dal CCNL applicato o dalla contrattazione collettiva. In questi due casi l’erogazione dei buoni pasto è obbligatoria. Negli altri casi è l’azienda, l’imprenditore o il professionista con partita IVA a decidere se erogare i buoni pasto, utilizzati sempre più spesso come servizio sostitutivo o alternativo alla mensa aziendale.

Chiarito questo concetto, analizziamo per grandi linee chi può beneficiarne. Per approfondire il discorso invitiamo a leggere l’articolo di approfondimento che spiega i buoni pasto a chi spettano, dalla quale abbiamo attinto molte delle informazioni presenti.

Partiamo dagli stagisti e dagli apprendistati: hanno diritto ai buoni pasto? La risposta è sì. Molte aziende decidono infatti di inserire questi benefit quando promuovono stage o contratti di apprendistato, poiché rappresentano un incentivo ad accettare la proposta lavorativa. Le aziende si presentano sul mercato lavorativo con un’offerta competitiva e attraente, guadagnando punti agli occhi dei giovani talenti a tutto beneficio della loro reputazione.

E i tirocinanti? Anche loro possono beneficiare dei buoni pasto senza alcun problema. Si tratta generalmente di giovani alle prime armi che, per dimostrare il loro valore e imporsi all’interno dell’azienda come risorsa preziosa, possono trascurare l’importanza della pausa pranzo. Proprio per questo motivo viene offerto anche a questi dipendenti tale benefit, che aumenta il potere d’acquisto delle persone e rende l’azienda più attrattiva.

Si potrebbe pensare che chi lavora in regime di part-time, non essendo prevista una pausa pranzo ad hoc, non abbia diritto ai buoni pasto. In realtà non è così, poiché i buoni pasto possono essere utilizzati anche al di fuori degli orari lavorativi, ad esempio facendo la spesa online o nei supermercati.

Il discorso sui dipendenti pubblici è sicuramente più complesso e articolato. Come detto, per queste persone bisogna fare riferimento al CCNL del Comparto Funzioni locali, sottoscritto dall’Aran e dalle organizzazioni sindacali il 16 novembre 2022. Secondo l’art. 35 del CCNL gli enti, in base al loro assetto organizzativo e compatibilmente con le loro risorse, devono offrire ai collaboratori una mensa o in alternativa dei buoni pasto sostitutivi.

Va fatta un’ulteriore precisazione tra i dipendenti pubblici che lavorano in modalità agile e da remoto. I dipendenti che lavorano in modalità agile non possono fruire dei buoni pasto, dal momento che si tratta di una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato senza precisi vincoli di luogo o di orario di lavoro. Diversamente il lavoro da remoto si svolge in un luogo e in un orario definiti, quindi chi opera in questo regime ha diritto ai buoni pasto. Di conseguenza ne può beneficiare anche chi lavora in smart working.

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