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<em>Da Avis Toscana</em>
“La sanità pubblica è un valore irrinunciabile e deve rimanere efficiente e accessibile per tutti i cittadini toscani. Per questo chiediamo ai candidati alle prossime elezioni regionali di impegnarsi per un sistema trasfusionale capillare, sostenuto da personale formato e da politiche che favoriscano la donazione di sangue e plasma”.
A dirlo è Claudia Firenze, presidente di Avis Toscana, presentando alcuni spunti programmatici dell’associazione dei donatori di sangue con le proposte per il futuro del sistema trasfusionale, in vista del voto del 12 e 13 ottobre.
“La Toscana è da sempre un modello per la qualità e la capillarità della raccolta – prosegue Firenze – grazie ai 38 servizi trasfusionali, alle 10 sedi di raccolta territoriali e alle 17 unità associative. È fondamentale non ridurre i punti di raccolta né considerarli solo come costi da tagliare, ma come presidi di salute pubblica, anche in sinergia con le case di comunità”.
“La donazione volontaria, anonima, gratuita e periodica di sangue e plasma è la garanzia di un sistema etico e sostenibile – sottolinea –. Chiediamo che venga ulteriormente riconosciuta e valorizzata
Tra le priorità segnalate da Avis Toscana anche il rafforzamento del personale e la creazione di pool di infermieri dedicati: “Il sistema trasfusionale è salva-vita come il pronto soccorso – spiega Firenze – e necessita di professionisti formati, orari di apertura flessibili per favorire le donazioni, in particolare dei giovani, e di una piena operatività dell’officina trasfusionale su tre sedi, con l’effettiva realizzazione del polo di Firenze, dopo Pisa e Siena”.
Con questi suggerimenti, l’associazione chiede anche l’aggiornamento della convenzione Stato-Regioni per adeguare i rimborsi alle spese sostenute, l’integrazione delle associazioni nel nuovo sistema informatico unico regionale e la promozione dell’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico per inviare i referti ai donatori.
Infine, un appello al riconoscimento del ruolo del Terzo Settore: “Avis Toscana non è un fornitore di servizi – conclude Firenze – ma un soggetto che crea comunità e capitale sociale. Vanno valorizzate la co-programmazione e il servizio civile, che in questi anni hanno avvicinato migliaia di giovani al dono e alla cittadinanza attiva”.
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