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Garlasco, le intercettazioni e gli sviluppi sulla pattumiera. Le verità nascoste del delitto
I primi risultati dell’incidente probatorio non offrono nuovi appigli all’inchiesta “alternativa” che sta provando a riscrivere la soluzione del delitto di Garlasco del 13 agosto 2007. C’è (quasi) solo Dna di Chiara Poggi sul contenuto del sacchetto dell’immondizia sequestrata nella villetta di via Pascoli a Garlasco. E l’unica traccia genetica diversa da quella della vittima – riporta Il Corriere della Sera – appartiene ad Alberto Stasi. Esclusa quindi la pista dell’ultima colazione di Chiara condivisa e la presenza in cucina di più di due persone. L’unico profilo maschile individuato apparterrebbe invece a Stasi, il fidanzato della 26enne, condannato in via definitiva a 16 anni: sarebbe suo il Dna raccolto dal tampone sulla cannuccia di plastica del brick dell’Estathé.
Gli inquirenti ascoltano anche numerose telefonate, molte di queste sono delle gemelle Cappa, le cugine di Chiara (non indagate). In una, nel febbraio 2008, Stefania – si legge nelle intercettazioni agli atti – piange con un’amica: “Guarda Ceci sto proprio di merda… cioè io comunque in questo mesi ho tentato un po’ di rifarmi la mia vita di… un po’ di tutto”. A un amico, in quegli stessi giorni, racconta gli interrogatori: “Lei addirittura… a dover dire la verità perché se dichiara il falso sarà usato contro di lei al processo, ma va a fanculo va! Le volevo dire ma mettiti un dito nel culo! Che ora che fai… che fai il processo io sono già espatriata in America e non mi vedi neanche, deficiente!”. L’amico la rassicura, ricordandole che “tanto lei non c’entra un cazzo di niente”. Al che Stefania Cappa risponde: “No, ma al di là di quello, magari mi faceva delle domande e io non mi ricordavo… e allora andavo un po’ a logica”.
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