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Germania, al partito ecologista non piace l’accordo stipulato da Cdu-Spd. Ecco perché
Un secco “no”. I Verdi si sono messi di traverso e minacciano di non appoggiare i due piani di emergenza che il futuro cancelliere Friedrich Merz vuole approntare per aumentare la spesa militare e stimolare investimenti sulle infrastrutture. Ma più che sembrare una chiusura definitiva, il “no” pronunciato per ora dai vertici del partito ecologista assomiglia in realtà a un temporeggiamento, una strategia per costringere Merz a rivedere il suo annunciato disimpegno in materia di politiche ambientali.
Ai Verdi non piace l’accordo di governo stipulato da Cdu ed Spd. “Pensano che a causa della minaccia alla sicurezza rappresentata da Vladimir Putin al Cremlino, e, onestamente, anche da Donald Trump alla Casa Bianca, dovremmo semplicemente accettarlo”, ha detto Felix Banaszak, co-leader del partito, che però è stato chiaro nel suo diniego: “Lo respingeremo categoricamente”. A scontentare i Verdi, come chiarito dall’altra co-leader, Franziska Branter, è anche la modalità in cui Merz sta cercando di arrivare all’approvazione del suo rivoluzionario piano di spesa. Il futuro cancelliere vorrebbe bruciare i tempi e giungere al “sì” prima che si insedi il nuovo Bundestag. Per il via libera ai due progetti, infatti, serve una maggioranza dei due terzi, target che sarebbe fuori portata nel nuovo Parlamento, dove Afd e Linke avrebbero la forza necessaria per affossare qualsiasi riforma. Per Branter, “questo modo di agire non aiuta il paese, né i nostri interessi in Europa”.
L’ostruzionismo dei Verdi, dunque, rappresenta una brusca battuta d’arresto per il programma di Merz, che ora è chiamato a una vera e propria corsa contro il tempo, perché il Bundestag dovrebbe insediarsi il 25 marzo. Per incassare l’ok dei Verdi, Cdu ed Spd dovranno quasi obbligatoriamente scendere a compromessi e accettare alcune delle richieste del partito ecologista. Tra queste, la più rilevante riguarda il piano da 500 miliardi di euro per infrastrutture e competitività promesso da Merz. Obiettivo dei Verdi è far sì che gli investimenti contribuiscano ad accelerare la transizione energetica, mentre in campagna elettorale il futuro cancelliere aveva promesso che avrebbe dato priorità alla ripresa economica e all’efficienza. Sul piano per la spesa militare, i Verdi chiedono invece più chiarezza su quali saranno le spese scorporate dal freno del debito.
I Verdi hanno anche presentato una propria proposta di legge, che Politico.eu ha potuto consultare. Mentre il piano di Merz prevede che per il riarmo a venire esentato dal rispetto del freno del debito sia la spesa che eccede l’1% del deficit, il progetto dei Verdi è più stringente e fissa la soglia all’1,5%. Inoltre, gli ecologisti fanno rientrare nella categoria di “spesa per la difesa” anche gli aiuti esteri (per esempio all’Ucraina) e i costi per i servizi di intelligence e per il contrasto alle minacce informatiche.
In ogni caso, da Cdu ed Spd filtra cauto ottimismo rispetto al fatto che un accordo prima o poi si trovi. “Non rinuncio a essere fiduciosa nel fatto che possiamo riuscirci”, ha detto Lars Klingbeil, co-leader della Spd. Per l’attuale ministro delle Finanze Jörg Kukies, anche lui socialdemocratico, i Verdi “hanno argomenti legittimi” ed “è normale che ci siano richieste e parlare di queste preoccupazioni”. A giocare a favore di un’intesa è il fatto che l’accordo tra Cdu ed Spd prevede tre emendamenti costituzionali separati: così, lo stop a uno non comporterebbe automaticamente lo stop a un altro.
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