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Guerra Israele-Hamas, tregua appesa a un filo. Il silenzio dei miliziani dura quattro ore, poi…
La prima fase della tregua tra Israele e Hamas è vicina alla conclusione, ma le continue dichiarazioni di Trump stanno rendendo la situazione sempre più complicata. La volontà del presidente degli Stati Uniti di deportare i palestinesi in Egitto e Giordania e creare la nuova “Costa Azzurra” del Medio Oriente rischia di far saltare l’accordo, quando mancano ancora 9 ostaggi da liberare, come da accordi, in questa prima fase. Il consiglio di sicurezza israeliano, convocato per discutere la minaccia di Hamas e il rischio che sabato altri tre sequestrati non vengano liberati, è durato quattro ore e mezza. I ministri del gruppo ristretto fanno sapere di “sostenere all’unanimità la richiesta di Donald Trump per la liberazione di tutti i rapiti entro sabato e supportiamo la sua visione rivoluzionaria per il futuro di Gaza“.
Trump ha detto che se entro sabato a mezzogiorno tutti gli ostaggi concordati non saranno stati liberati “scatenerà l’inferno”. Netanyahu vuole riportare indietro tutti e 76 i sequestrati ancora tenuti dai terroristi, ma oltre la metà è stata dichiarata morta. Come spiega in un video diffuso alla nazione: “Se Hamas non restituisce i nostri ostaggi entro sabato, darò ordine di riprendere la guerra“. La risposta di Hamas è arrivata a distanza di quattro ore e mezza ed è stata positiva, i miliziani intendono proseguire con la tregua: “Rispetteremo l’accordo“.
La crisi intanto ha spinto i generali israeliani a rafforzare la presenza delle truppe attorno a Gaza, dove i palestinesi uccisi sono oltre 47 mila, e a mobilitare i riservisti “in preparazione a vari scenari”. Pochi giorni fa i militari avevano completato il ritiro dal Corridoio Netzarim che taglia la Striscia in due: i fondamentalisti hanno accusato Israele di violare l’accordo perché ha comunque rallentato lo spostamento della popolazione da sud verso nord, verso i villaggi sbriciolati dalle bombe.
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