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Fantapolitica? Può essere, ma i ragionamenti vengono fatti tra i parlamentari FdI e anche qualche leghista non esclude questa prospettiva

Il potere logora chi non ce l’ha. Che declinato in altri termini vuol dire che il potere unisce chi ce l’ha e fa da collante meraviglioso anche quando le differenze sono enormi ed evidenti. Tutto ciò per dire che in pochi, anche nelle opposizioni, credono a una crisi di governo e a una caduta dell’esecutivo Meloni. Ma la Legge di Bilancio, “non ancora chiusa” come ha detto ieri il vice-segretario della Lega Claudio Durigon ad Affaritaliani.it, ha lasciato molte scorie nel Centrodestra.

Lo scontro sulla mancata tassazione degli extra-profitti delle banche e quello sulla conferma della riduzione del canone Rai sono emblematici, con tanto di “Salvini fa un po’ il paraculetto“. Forza Italia, spinta dalla famiglia Berlusconi, ha puntato i piedi stoppando due misure (penalizzanti per l’impero Fininvest-Mediaset) che voleva soprattutto la Lega ma che erano condivise anche da Fratelli d’Italia. C’è poi lo stallo sulla presidenza della Rai con l’ennesima fumata nera in commissione di Vigilanza e il potere nella tv pubblica è da sempre la cartina di tornasole di ciò che accade più in generale in politica. E infine pure le fibrillazioni fortissime sulle multe ai No Vax del Covid tolte.

Ma non c’è solo la manovra ad agitare la maggioranza (con dossier ancora aperti), ma anche il cantiere delle riforme. Sull’autonomia la Lega vorrebbe rapide correzioni in Parlamento e sistemare la Legge Calderoli dopo i rilievi della Consulta già prima di Pasqua. Fratelli d’Italia e Forza Italia parlano di tempi molto più lunghi, almeno l’autunno 2025 se non l’inizio del 2026. Così il Carroccio potrebbe rivalersi sulla “madre di tutte le riforme” come la premier Giorgia Meloni ha definito il premierato. Per non parlare della riforma della giustizia tanto cara agli azzurri. Veti, contro-veti, minacce e ripicche rischiano di bloccare o frenare moltissimo l’iter delle riforme del Centrodestra.

Il tutto senza considerare le divisioni sul piano internazionale. Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la guerra sicura dei dazi contro l’Europa aumenterà la frattura tra i due vice-premier con Matteo Salvini assolutamente filo-Donald e Antonio Tajani pro-Ue. È vero che Meloni, leader più influente secondo ‘Politico’ farà da cerniera tra Washington e Bruxelles (grazie anche all’amicizia con Elon Musk) ma se al suo interno non avrà una coalizione coesa e forte, anzi il contrario, il suo ruolo di collante tra le due sponde dell’Atlantico rischia di essere indebolito. 

È per tutti questi motivi che all’interno di Fratelli d’Italia inizia a circolare con insistenza l’ipotesi che passata la manovra e senza una ritrovata armonia della maggioranza Meloni possa ribaltare il tavolo, staccare la spina al governo e chiedere elezioni politiche anticipate già in primavera puntando alla maggioranza assoluta, magari alleata solo con la Lega ma non più con Forza Italia che si sta spostando continuamente in direzione del centro grazie all’input di Marina, Piersilvio e Gianni Letta.

Meloni potrebbe sfruttare il momento, sapendo che stavolta non ci sono i numeri e le condizioni per un esecutivo tecnico, visto che le opposizioni sono totalmente divise e il campo largo è solo una chimera. La leader di FdI potrebbe quindi bruciare i tempi e non consentire al Centrosinistra di organizzarsi per trasformare il voto in un referendum tra lei ed Elly Schlein, schiacciando tutti gli altri competitor.

D’altronde M5S e Pd non fanno altro che litigare, i centristi non vogliono Giuseppe Conte e viceversa e l’ipotesi Ernesto Maria Ruffini federatore e nuovo Romano Prodi pare già tramontata. Quale migliore occasione dunque per Meloni di cercare una nuova e molto più forte legittimazione popolare ora che le opposizioni sono totalmente spaccate. Fantapolitica? Può essere, ma i ragionamenti vengono fatti tra i parlamentari FdI e anche qualche leghista non esclude questa prospettiva. 

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