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Emergenza prezzi del gas, dopo la chiusura all’Austria dei rubinetti di Gazprom ora il faro si sposta sull’Italia. Nessun problema fino a fine gennaio, poi rischio di una maxi impennata dei prezzi
La chiusura delle forniture di Gazprom all’Austria, dall’alba di sabato mattina, ha fatto scattare l’allarme rosso in mezza Europa. In particolare, proprio in queste ore, si è riunito un tavolo di monitoraggio per la situazione in Italia e sui rischi che potrebbe correre il nostro Paese. Al momento i nostri stoccaggi sono elevati, con un livello di accantonamento di poco superiore al 90% quindi, ad oggi, non siamo in pericolo. L’abbassamento delle temperature delle prossime ore e le previsioni a lungo raggio, però, stanno facendo accendere i primi allert per le possibili ricadute sui consumatori. Fino a febbraio, calcolando una media di freddo come lo scorso anno, non dovrebbero esserci problemi ma poi i serbatoi tricolore potrebbero vedere un venir meno delle scorte e una rinegoziazione dei prezzi.
La crisi con l’Austria, infatti, sta innescando un meccanismo di rialzo dei prezzi che potrebbe vedere coinvolta anche l’Italia. L’interruzione è legata a una disputa finanziaria: la compagnia austriaca Omv ha ridotto i pagamenti a Gazprom per recuperare 230 milioni di euro riconosciuti da un arbitrato internazionale. La multinazionale Gazprom è controllata dal Cremlino.
Durissima, comunque, la reazione del governo austriaco. “La Russia usa ancora una volta l’energia come arma“. Così ha affermato su X la ministra austriaca dell’Ambiente e dell’Energia, Leonore Gewessler, dopo l’annuncio di Mosca. “L’Austria si prepara da tempo a questa situazione”, ha aggiunto la ministra, precisando che l’approvvigionamento energetico è comunque “assicurato”, con i serbatoi di stoccaggio “pieni” e la capacità offerta dai gasdotti provenienti dall’Italia e dalla Germania.
Nel frattempo, nella prossima settimana, è previsto un nuovo vertice per evitare di arrivare all’emergenza e vedere anche in Italia bollette da infarto. Non solo, le ricadute dell’aumento del gas innesca quasi in automatico una catena di rincari sul comparto energetico: dal legname (perché in molti utilizzano – e ce lo insegna la crisi di 3 anni fa – le stufe anziché i termosifoni quando i prezzi volano) all’elettricità. I consumatori sono già sul piede di guerra e questo nuovo nodo, nelle fila della maggioranza, sta facendo di nuovo riflettere su energie alternative, in primis quella nucleare. L’inverno, sul fronte energetico, si prospetta quantomai rovente.
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