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Disservizi, overbooking e comunicazione ingannevole: tutti i costi “nascosti”

Prenotare un volo e seguire le istruzioni delle compagnie aeree è diventato un vero e proprio percorso a ostacoli: controlla le dimensioni del bagaglio, il costo del check-in, la scelta del posto, l’eventuale sovrapprezzo per il bagaglio a mano. E poi, puntualmente, al gate si cade nel tranello. Il risultato? Un “imprevedibile” aumento di prezzo e l’impressione che, qualsiasi cosa tu faccia, sbagli sempre qualcosa. Ma “se avessi capito meglio, avresti risparmiato”, direbbero le compagnie aeree. 

L’ultimo colpo messo a segno è targato Ryanair, che ora deve risarcire circa un milione e mezzo di passeggeri. L’Antitrust italiana ha infatti contestato la gestione del check-in online, dichiarando che le informazioni fornite dalla compagnia erano ambigue e ingannevoli: in pratica, chi non completava il check-in entro un certo limite si ritrovava a dover pagare un supplemento senza averne capito davvero il motivo. Ryanair ha giocato sulla confusione dei passeggeri, trasformando un semplice ritardo del cliente in un guadagno extra.

Ma la compagnia irlandese non è l’unica sul banco degli imputati. Anche Volotea, Vueling ed EasyJet sono di recente finite nel mirino del Ministero del Consumo spagnolo, che le ha multate per un totale di 150 milioni di euro. Il motivo? Far pagare ai passeggeri per il bagaglio a mano da mettere in cappelliera. Sì, perché in molti casi il bagaglio a mano, di solito gratuito, è diventato un servizio extra a pagamento, lasciando libero solo uno spazio per una borsa minuscola sotto il sedile. E c’è di peggio: tra le altre scorrettezze si contano tariffe aggiuntive per la scelta del posto anche quando si viaggia con bambini o persone non autosufficienti, e poca chiarezza sul prezzo finale del biglietto. 

Anche Wizz Air ha collezionato la sua bella dose di multe: ben 770.000 euro dall’autorità ungherese per la concorrenza per pubblicità ingannevole lo scorso agosto. La compagnia avrebbe, infatti, “spinto” i consumatori a scegliere pacchetti più costosi attraverso informazioni poco trasparenti sul suo servizio di check-in automatico. Insomma, anche qui sembra che la trasparenza abbia preso una brutta piega.

E poi c’è l’intramontabile pratica dell’overbooking: quel “trucchetto” per cui le compagnie vendono più biglietti di quanti siano i posti disponibili, contando sul fatto che una percentuale di passeggeri non si presenterà. Non è una pratica illegale, ma quando non va secondo i piani, può trasformarsi in un incubo per chi rimane a terra. L‘overbooking consente però alle compagnie di mantenere i prezzi competitivi, e quando gestito correttamente, il passeggero può ottenere un risarcimento congruo. 

Al netto di ciò, forse la vera arma del viaggiatore è l’informazione. Il consiglio? Restare sempre aggiornati e non abbassare la guardia: tra costi-extra nascosti tra le righe  e promesse poco trasparenti, l’unico modo per non “precipitare” nella trappola è quello di informarsi su ogni passaggio. Non si sa mai che cosa potrà accadere al prossimo volo.

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