Rinnovo Patente? Facile ed Economico

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Dazi e non solo, l’intervista di Affaritaliani.it a Edmondo Cirielli

La Campania? “Se dovessi dare il mio contributo alla mia regione sarei felice”. I dazi? “L’Europa li ha imposti agli Usa sull’agroalimentare, non il contrario”. È un fiume in piena Edmondo Cirielli, viceministro agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale che, in un’approfondita intervista ad Affaritaliani.it, racconta a 360° il lavoro suo e dell’esecutivo.

Viceministro, due anni e mezzo di governo, ormai nella top five tra i governi più longevi della storia della Repubblica. Come valuta lo stato del governo, anche con a volte diversità di vedute da parte dei partiti di maggioranza? Fanno parte della normale dialettica oppure ci sono delle spaccature come avviene nel campo largo?

“Insomma è chiaro che noi abbiamo la fortuna di avere messo in piedi questa coalizione 30 anni fa, con Berlusconi che ha avviato il primo e poi il Buon Governo, poi la Casa delle Libertà, poi addirittura si è fatto il Popolo delle Libertà che raggruppava quasi tutti i partiti tranne la Lega, anzi ci sono anche molti esponenti della Lega attuale quando è divenuta una Lega nazionale con Matteo Salvini che provengono dal Pdl, quindi oggi c’è una forte contiguità e c’è una forte contiguità anche all’interno dei nostri elettori, quindi diventa facile avere posizioni comuni su un programma condiviso e su scelte di fondo.

È chiaro che siamo tre partiti, anzi considerando anche Noi Moderati, quattro partiti uguali, abbiamo sensibilità diverse, siamo in un mondo democratico dove le opinioni sono sempre ben accette, le pluralità di idee e di posizioni sono sempre ben accette e quindi si discute. È chiaro che poi dopo che si è discusso il governo prende una decisione e finora abbiamo dimostrato molta coesione nelle scelte finali, nelle decisioni che sono sempre state rispettate dalla maggioranza”.

Alla luce dell’instabilità geopolitica – qualche giorno fa c’è stato questo attacco russo a Sumy che ha colpito dei civili – c’è la necessità di ridefinire le alleanze strategiche? Mi riferisco all’Alleanza Atlantica, oppure c’è chi prospetta un abbraccio alla Cina, presso anche la Commissione Europea, oppure è importante negoziare, come dice il nostro Presidente Meloni?

“Innanzitutto, voglio dire che quello che è molto importante, proprio perché siamo in un momento particolarmente difficile e complesso sul piano geopolitico, è avere per il nostro paese un governo stabile. Il fatto che Giorgia Meloni guidi l’Italia, che è una Nazione importante, fondatrice dell’Unione Europea, fondatrice della NATO, nel G20, nel G7, quindi nelle prime 7 economie del mondo, nelle prime 20 economie del mondo, ha la superpotenza culturale in assoluto, una grande potenza diplomatica, pacifista e non imperialista, è chiaro che siamo benvoluti ed è importante però avere un governo stabile.

La crisi dell’Ucraina con l’aggressione della Russia, con attacchi sicuramente criminali e contro le convenzioni di Ginevra non fanno altro che esasperare l’attenzione ed è importante quindi mantenere la barra dritta. È chiaro che il nostro riferimento storico da sempre sono gli Stati Uniti. Grazie agli Stati Uniti non siamo finiti sotto il controllo della Germania nazista e sotto il controllo dell’Unione Sovietica nel secolo scorso. Abbiamo avuto pace e libertà in Europa con un progresso economico grazie al piano Marshall. Credo che dobbiamo non solo essere grati come giusto che sia nella vita, ma anche convinti che la democrazia americana è un punto di riferimento assoluto, ma proprio perché siamo democrazia possiamo discutere liberamente.

La Cina è un grande partner economico dell’Italia con cui abbiamo millenari rapporti diplomatici, ma è evidente che abbiamo una visione diversa del mondo e soprattutto della governance interna, quindi ottimi rapporti e continuo dialogo, scambi commerciali e culturali proficui, ma certamente la nostra alleanza, il nostro campo è quello della NATO e dell’Occidente, ma la Cina lo sa molto bene e non pretende nulla di diverso”.

Ecco, in questo contesto come valuta l’impatto dei dazi commerciali che impone Trump? Riusciremo noi (adesso il nostro presidente Meloni sta per andare alla Casa Bianca per un incontro con Trump, poi incontrerà Vance qui a Palazzo Chigi) ad avere questo ruolo di ponte tra Europa e Stati Uniti?

“L’Italia è da sempre un ponte tra l’est e l’ovest, tra il sud e il nord, tra l’Africa e l’Europa, tra i palestinesi e gli israeliani, tra il mondo una volta della cortina di ferro dell’Unione Sovietica e l’Occidente. Insomma, siamo da sempre bravi a mediare e abbiamo buoni rapporti con tutti. Rispetto ai dazi bisogna far capire molto bene ai cittadini che è chiaro che l’Italia, che è una nazione che vive al 40% per la sua economia, grazie all’esportazione, un mondo di tariffe non va bene.

Però ci sono nazioni che sfruttano la mano d’opera, non rispettano l’ambiente, non hanno una serie di procedure complesse burocratiche che l’Unione Europea dei burocrati e delle sinistre ha imposto al nostro mercato interno ed è chiaro che da sempre l’Unione Europea si difende anche con dazi. Abbiamo una serie di misure volte a tutelare i consumatori, abbiamo un diverso modo di intendere il settore agroalimentare dagli americani e noi come Europa abbiamo fatto e messo sempre in campo dei dazi indiretti come bandiere commerciali e doganali agli Stati Uniti. Quindi non è vero che sono gli Stati Uniti che vogliono mettere i dazi all’Unione Europea. È l’incontrario.  

Da molto tempo l’Europa metteva di fatto dei dazi indiretti agli Stati Uniti d’America. Aggiungo per esempio che noi abbiamo il 10% sui dazi alle auto americane e loro invece hanno il 2,5%. Ecco, vorrei far capire che i tassi non sono una guerra e una punizione che l’America fa a noi. Finora l’Europa ha creato un sistema di barriere anche interne all’interno dell’Unione Europea che non ha favorito il libero commercio e gli Stati Uniti d’America dicono – ma se siamo alleati, noi vi abbiamo sempre aiutato, spendiamo migliaia di miliardi di dollari all’anno per difendervi con tante truppe che stazionano qui in Europa e hanno impedito una guerra e l’aggressione dell’Unione Sovietica contro l’Europa, allora perché ci trattate male? Questo è il ragionamento.

Poi chiaramente quando si fa una trattativa c’è chi dice voglio 100, poi arriva a volere 10. Trump è un imprenditore ed è partito lancia e resta, compito dell’Europa è trattare e arrivare a una politica di libero scambio tra gli Stati Uniti e l’Europa, ma dovremmo cedere anche noi qualcosa, e compito di Giorgio Meloni è utilizzare e valorizzare il ruolo dell’Italia come ponte tra le due sponde dell’Atlantico, quindi tra gli Stati Uniti e l’Europa”.

Riusciremo ad avere un peso in questo negoziato? Trattare alla pari?

 “Io penso che un peso l’Italia ce l’ha. Ricordo che Giorgia Meloni è stata l’unica invitata per la sua presentazione, per il suo giuramento di Presidente. Il rapporto è ottimo, personale e politico. Per la verità Giorgia Meloni andava d’accordo anche con Biden. Perché noi andiamo d’accordo con l’America o con gli Stati Uniti d’America, con gli USA e quindi prescinde se siamo all’opposizione o al governo, se governano i repubblicani piuttosto che i democratici negli Stati Uniti.

Noi siamo coerenti, per noi è prioritario il rapporto con il nostro alleato nord-atlantico perché non ne possiamo fare a meno per la nostra difesa, per la nostra sicurezza e per la comunanza dei valori di democrazia, Stato di diritto e valutazione di uno Stato liberale. È chiaro che già questo ha un ruolo in sé, però questo non significa che Trump e gli Stati Uniti non vorranno essere trattati bene economicamente. Mi sembra legittimo, dovremmo fare anche noi così”.

La Commissione europea rispetto a queste minacce di Trump potrebbe invece predisporre una guerra commerciale?

“Sarebbe un grave errore, in assoluto già come comunicazione, l’Unione Europea secondo me ha usato toni troppo alti. Alle valutazioni fatte dagli Stati Uniti bisognava chiedere subito delle trattative invece, soprattutto alcuni leader politicamente ormai verso la fine della loro carriera, hanno alzato il tono più che altro per riscaldare i cuori in senso nazionalistico all’interno della propria patria, cosa che hanno fatto purtroppo anche i leader di sinistra e qui d’opposizione.

Insomma, per lucrare sulla polemica Trump-UE molti leader europei hanno fatto una polemica rivolta all’interno, ma fare una polemica contro gli Stati Uniti per avere un punto percentuale in più in un momento così delicato per la sicurezza mondiale mi sembra veramente contro gli interessi nazionali e mi sembra una cosa suicida ed irresponsabile. Invece bisogna tenere i toni bassi, bisogna rafforzare il rapporto col nostro alleato nord-atlantico e comunque mantenere unito l’Occidente perché ne va della nostra libertà e della difesa della democrazia”.

Pensa che l’Unione Europea potrebbe vedere anche la presidenza Trump come un’opportunità finalmente per vivere un processo reale di integrazione? Cominciare a pensare a quelli che sono i problemi veri oppure le sfide da affrontare in maniera congiunta tra tutti i 27 paesi?

 “Sicuramente la vicenda Trump e questa nuova ondata isolazionista degli americani ci aiuta a essere messi di fronte alle nostre responsabilità. Non possiamo pensare di scaricare la nostra sicurezza, le nostre politiche di difesa, la nostra politica estera, parlo dell’Unione Europea, dell’Europa, sempre sugli americani.

Oggi è arrivato il momento in cui l’Unione Europea debba fare valutazioni di uniformità e unirsi maggiormente sul piano della difesa, sul piano della sicurezza, sui grandi temi. Ecco, piuttosto di occuparsi dell’etichetta del Nutri-Score su cosa è giusto mangiare o cosa non è giusto mangiare, su cosa è giusto bere o cosa non è giusto bere, probabilmente l’Unione Europea dovrebbe occuparsi più dei grandi temi, tra cui la difesa, la politica estera e la sicurezza”.

L’immigrazione?

“Chiaramente l’immigrazione è una cosa che attiene anche la sicurezza perché un’immigrazione incontrollata, clandestina, destabilizza le nostre società, soprattutto le nostre periferie, ma destabilizza anche l’Africa perché questo avviene tramite grosse cifre di denaro che queste persone pagano a organizzazioni criminali che sono divenute potentissime e stanno destabilizzando con corruzione.

Sono organizzazioni criminali, dedite anche al traffico di armi, droga, stupefacenti, ma anche alla tratta degli esseri umani e al sostegno delle organizzazioni terroristiche islamiche. Quindi con il nostro buonismo stiamo creando potenti organizzazioni mafiose e criminali e questo sarebbe un disastro per l’Europa e per l’Italia, che è il ponte appunto tra l’Europa e l’Africa”.

Penso che l’Italia abbia avuto un ruolo anche in questo, perché da gennaio entrerà il nuovo patto su Immigrazioni e Asilo che prevedrà anche di superare gli accordi di Dublino. Per l’Italia questo è qualcosa di molto importante, così come il Piano Mattei.

“È stata una grande vittoria. Il PD e le sinistre, quando hanno governato, hanno cercato di adottare una politica con l’Unione Europea con la quale l’Italia doveva diventare un immenso campo profughi d’Europa. In cambio della possibilità di sforare il patto di stabilità, quindi non di avere soldi ma di fare debiti e noi abbiamo accettato di avere sostanzialmente tutti gli immigrati clandestini che arrivavano in Italia senza la possibilità, peraltro, di spostarsi nei paesi dove veramente volevano arrivare.

Quando abbiamo detto che questo andava fermato e che ci voleva una politica di asilo e di regole di espulsioni e di accoglimenti secondo dottrine e secondo normative europee ci è stato detto che era impossibile. Oggi finalmente con il governo Meloni l’Unione Europea ascolta l’Italia e ci saranno norme comuni per regolare questo importante fenomeno globale”.

Arriviamo in Campania. È pronto a lasciare un incarico internazionale come quello così prestigioso che ricopre attualmente per questa candidatura come presidente della Campania?

“Beh, io sono molto felice di fare il lavoro che faccio ed è anche una cosa molto prestigiosa, mi dà molto onore, è un momento delicato come abbiamo detto e credo che la continuità sarebbe importante, ma allo stesso tempo sono campano, per cui se dovessi dare il mio contributo per far rinascere la mia Regione, per rafforzarla, io sono pronto.

Non sono abituato a sgomitare per avere una poltrona, per avere candidature; quindi, ho messo a disposizione il mio nome, ma assolutamente sarò pronto a sostenere anche un altro nome, purché sia di qualità e sia anche una persona che possa vincere”.

Rinnovo Patente? Facile ed Economico

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