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L’amnesia del centrodestra giustizialista e la paura del centrosinistra al governo
Oggi l’opposizione reitererà la richiesta di dimissioni del sindaco Sala, indagato nelle vicende dell’Urbanistica. Io su questa cosa vorrei dire una parola chiara: non avete memoria. Nessuno.
Il centrodestra giustizialista e senza memoria
Non avete memoria di quando sotto il fuoco c’era Attilio Fontana, con accuse ridicole che infatti non hanno portato da nessuna parte. Non è un caso che il governatore, persona eccellente, stia tacendo su questa vicenda di Sala. Non avete memoria dell’inchiesta sul figlio di La Russa, esempio da scolpire di mancato garantismo. Non avete memoria delle assoluzioni di Altitonante e Tatarella, di Mantovani. Non avete memoria delle cause dei tempi dell’ultimo Formigoni, tutte finite in niente. Il garantismo non è difendere i propri e usare la magistratura per attaccare gli altri. Oggi, proprio oggi, era il momento di fare quadrato intorno a Sala. Tutti quanti, a partire dall’opposizione. Perché di Sala si possono chiedere le dimissioni – legittimamente – per motivi politici. Ma quando arriva la Procura bisogna essere garantisti e non mischiare le cose. Perché mischiare le cose equivale a usare la giustizia per fini politici. E non si fa.
Il silenzio della maggioranza fa più male del calcio dell’asino
Fatemi dire anche una cosa alla maggioranza. Certi esponenti di sinistra dovrebbero provare vergogna di quando – fino all’altro ieri – hanno attaccato il centrodestra per vicende poi finite nel nulla o ancora in corso. Ma tutti gli esponenti di centrosinistra dovrebbero provare ancor più vergogna per non essersi stretti intorno non solo a Sala, ma intorno all’idea di Milano che hanno costruito in 13 anni di atti amministrativi. Tredici, non un giorno. Tredici anni di delibere, consigli, dichiarazioni. Tredici anni che andrebbero difesi come chi li ha prodotti, perché il Bosco Verticale rimarrà là anche se Boeri è indagato e straindagato. Rimarrà là e alla fine tutti questi pavidi passeranno.
Bisognerà cambiare qualcosa, una nuova ricetta per la Milano 2027. Ma questo era nelle cose, perché la stagione è finita. Eppure la cura del silenzio della maggioranza fa più male del calcio dell’asino. Me li vedo, io, nelle riunioni: “Oddio, e se esce qualcosa d’altro? Se c’è qualcosa di compromettente?”. Come se fosse una novità che in ogni cesto ci sono mele bacate, e che l’uomo è peccatore. Tuttavia il concetto è che la responsabilità penale è personale, non collettiva. La Procura dovrebbe (anzi, deve) mettere in discussione l’operato dei singoli, non un modello di sviluppo. Chi tace, oggi, o è colpevole o è un pauroso. E quindi, per definizione, inadatto a governare.
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